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occupava l'industria di più camerieri. Prima di uscire il signore caricava gli oriuoli, i cui ciondoli pendevano dalle tasche dell'enorme panciotto: ogni oriuolo aveva due casse, come due erano i fazzoletti e due le tabacchiere nellesaccocce del giubbone. Il cocchio ampio e pesante a guisa de'nostri carri mortuari portava d'innanzi e di dietro uno stuolo di servitori con incipriate parrucche: misurato era il passo de'cavalli, nè fu senza scandalo la prima volta che si trottò per le pubbliche vie. Qualche volta il padrone usciva con più carrozze, in cui eran:> il cappellano, il medico ed il poeta di casa; nell'autunno specialmente era un andare e venire d'una in altra villa di cocchi e di cavalcate da parere _ un continuo giorno di nozze. Le mense cariche di vasellame di porcellana e di argento con lampadari di faccettato cristallo; le vivande acconcc in modo da piacere prima all'occhio chc al gusto; ed il burro c lo zucchero lavorati in guisa da esprimere o una danza campestre o una battaglia navale. Tutto era regolato e definito leziosamente. Come nelle corporazioni di arti e mestieri ninno poteva uscire dai termini del suo lavoro, nè il sarte poteva condurre un ricamo, nè il calz.lajo racconciare una scarpa, ch'era ufficio del ciabattino, così le varie classi della società aveano vestito proprio; nè il medico si poteva confondere coli'avvocato, la crestaja colla dama, il semplice cittadino col nobile, l'artigiana colla contadina. Ai soli nobili era permesso l'uso delle torcie all'entrare e ajl'uscire^ di teatro; i fiocchi di seta alla testa dei cavalli; le livree de'servi a più colori, con passamani e nastri d'oro e d'argento; gl'inviti a stampa per matrimoni c per funerali; come non altri che la dama di antica nobiltà poteva avere i cuscini nella^ carrozza o farsi sostenere da un paggio il lungo strascico. Le ore poi del giorno erano invariabilmente distribuite: l'ora della levata, della messa e della predica, l'ora delle visite, del passeggio, del pranzo, del teatro e della veglia; ma 1 ora del cioccolatte era la più scria del giorno, quando fra le tazze spumanti eà i vassoi di ciambelle, confettini e zuccherini si disputava di filosofia e di politica colla stessa gravità che di una moda. I maggioraschi, che assicuravano al primogenito il possesso degli aviti poderi, mantenevano d'una in altra generazione questa facoltà di poltrire e di spendere: i cadetti, oziosi per^ boria del casato e per mancanza d'istruzione, non potendo avere famiglia propria, corteggiavano le donne altrui; si mescolavano in tutti i pettegolezzi e gl'intrighi delle famiglie: pochi nel sacerdozio o nella milizia cercavano rifarsi delle ingiustizie della fortuna. I pubblici impieghi non allettavano alcuno, perchè rari e con sottili stipendi:^ l'industria disdiceva alla chiarezza del sangue: l'agricoltura si lasciava alle mani dei fattori e de'castaidi futuri possessori del latifondo. Si disse gran male delle terre coltivate da' frati ; ma le testimonianze del tempo dichiarano ch'erano meglio coltivate di quelle dei nobili, i quali' non le visitavano che per consumarne sul luogo le rendite in cacce, in pesche, in balli e in teatri, corrompendo coi vizi della città gl'innocenti piaceri della campagna.
Io non so dire se i cavalieri serventi fossero più ridicoli o rei. Goldoni li dipinge, come una razza di stolidi civettoni, che in niun modo turbavano la pace delle famiglie; Gozzi li fa trottare per Venezia con le tasche piene di specchietti, di bossoli con cipria e con nei, di ampolline e di spille pronti ad ogni inchiesta della signora: ma quando ogni sposa per non ribellarsi al costume fu costretta a prendersi il cavaliere; quando il marito non potè senza rossore uscire di casa colla propria moglie; quando negli stessi contratti nuziali si scrisse il nome di un futuro compagno, che non era il legittimo, io credo che ogni sentimento di amore, di pudore, di onore fosse perduto, c che la società travagliasse del_ peggiore dei morbi, eh' è di non sentire il suo male. Come i capelli colle polveri, il viso co' belletti, i corpi colle stringhe e co' guardinfanti si scostavano dal loro essere naturale, così può dirsi che la vita dell'uomo vero scomparisse sotto la maschera dell'uomo artificiale; e fosse necessaria violentissima scossa a rompere un letargo creduto il più beato modo di vivere.