CAPO I. 49
. 9u®s,j stj#? di cose era frutto delia educazione comune alla nobiltà di quei ittì1; l^ff- 81 aveya il maestro in casa, che insegnasse al giovinetto il latino u un po d italiano con qualche nozione di storia, i collegi diretti dagli ordini religiosi specialmente da Gesuiti, accoglievano il fiore della italiana aristocrazia Si
I ' -1 1»„1L i -i ,, F . ~ ^ vuiu iragiie e senza radici,
nHmÀV l'i e1-6 paSS1T, aTGl) dÌStrUtta- Si cercava di rafforzarla col Ofc t COr° msTrabl 6 dalk D0biltà delIa schiattai ma questo stesso
l'MXnil'IeneraVa C°gh ^f1 m 'n0 StUPÌd° che Partoriva odio e
tUrai zzo L istruzione era regolare ed uniforme; pochi cenni delle scienze naturali
e deli* stona patria; molto studio invece dell'antichità, della mitologia special-nJn unico arsenale dei poeti di allora. Ogni città pertanto poteva'vantLe un ® dl Persone che conoscevano perfettamente il latino, e sapevano fETrl rr e Ira^anz0ne: 111 una n0ta deI Bettinelli ad un suo poemetto
llrnF o OUna-TC f d^VCrS1 p(£ n0zze esposto da 136 poeti tutti di Ra-Itirc rIX f-Ce t! °+raZ101 6 P?tr°ni0 Ombravano le tasche del suo giovin h nnn V ^ i SQnfttant f latinizzanti ignoravano Galileo e Newton; e se alci no avesse a loro chiesto come si amministri una sostanza o si governi uno ? ha nsposta sarebbe stata degna di un Esquimese e di un Urone Solo Wtct Fontanelle e di Voltaire penetrarono in Itali™ la mod' voi
massa ÌZ * VT*-6- dl ; e l'inversa ragione, il calcolo e la
della dami ' suonarono sulle labbra amorose del cavaliere e
raturt «T^ artificiosa, ceremoniosa corrispondeva la lette-
atuia tutta pompa, sdolcinature e cascaggini. Un chiamare le cose non più per lorc nome, ma per circonlocuzioni; un trasmodare di metafore, di prosopopl ti ipotiAsi, di apostrofi con tutto l'altro ciarpame della rettorica- fra^ucce lambì cFate ed ammanierate eleganze in lingua trasandata e quasi barbara periodi luAi, increspati, ondeggianti come la parrucca del signore e lo strascico^della dama; discorsi prolungati per ore ed ore fra gli sbadigli e qualche presidi rapè* poesie raccolte in volumi di costosa legatura nell'occasione d'illusori nozze o d! BJHai e™™ Ì°-r<'lì'0 Pr0d°-tt0 d6SlÌ -StUdÌ dd temP°' L -truzLne puram nt :fi ,! IWn J ì ?0ll0gl. 6 nei -eminai; gi0vaya a C°Prire coll'artifizio delle
If l ani! f? A PenSr°5 V', TC Va facilmonte l'ammirazione di uditori che m quelle studiate vaghezze del dire ponevano il sommo dell'arte La parola
nel più contorto suo giro e nella cadenza più melodica era avidamente LrSai ascoltata e lodata, per cui io non mi meraviglio che i predicatoceliQueltemno [mettessero , sacco dizionari e frasari poetici per allettare^ col'est ^i Si ecc.,ni la nobile udienza. Ben mi meraviglio che a'nostri giorni Lto m ta da quelli degli avi, perseverino alcuni predicatori in quella Lifiek e non si avveggano che con lo scomparire di quella nobiltà letterata; colle scieize cresciute e rese accessibili alle stesse menti del popolo; colla noncuranza, in cui è cadul la lecchi* rettorica d cui gli artifici non'sono più nè gustit nè incesi si cos a dannosa^e ridico a battere ancora quella via; ^ fare Sfoggio d pomposi dsordi, di mterminabili enumerazioni, di apostrofi, di epifonemi e d'antiLi,che sminano ali orecchio degli uditori, ma non illuminano la mente nè commuòvono il cuore. Nogl istituti scientifici da gran tempo si sono aboliti gli esordi e le amplificazioni; si va direttamente al cuore dell'argomento, e più semplice è la IT1! P;11 P!ac+e e fersuffr Parrebbe che questo fatto avesse dovuto avverarsi pHma nel pulpito, al quale e seuola ed esempio il Vangelo; ma la consuetudine, ed uno stolto quanto ingiusto abbonimento d'ogni noviftà tiene ancora i nostri predicatori nelle antiche pastoie Si cita l'esempio de' Santi Padri; si citano di preterenza bant Ambrogio e bant'Agostino, ne'quali è tarla esuberanza di
Zani:lla.