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figure rettoriche. Ma chi non conosce la società romana a' tempi di que' due grandi luminari della Chiesa? Chi non conosce che la rettorica, o meglio 1 arte della declamazione, era l'unica allora insegnata nelle scuole; e che non solo gli oratori, ma gli stessi poeti declamavano? E perche non si citano invece i Padri della Chiesa greca, S. Basilio specialmente, che per semplicità di pensiero e nervo di stile viene collocato fra Tucidide e Demostene? La vita moderna più aitata, più rapida e più turbinosa, che non era quella degli antichi, quando si raccoglie nel tempio in cerca della fede o della pace del cuore, non ha ne tempo nò voglia di seguire l'oratore ne'suoi prolissi ed azzimati periodi: domanda 1 eterna 'verità significata nobilmente sì, ma semplicemente; si annoia d'ogni addobbo mondano, come disdicevole alla sua divinità; più chiare e brevi sono le parole posto che le riscaldi un vero fuoco apostolico, le riceve più addentro nell'anima, e ne spera frutto salutare e durevole. Se non torniamo nella predica alla schietta, succinta e calorosa esposizione di qualche grande verità senza tanti arzigogoli di esordi, di partizioni, di argomentazioni, di confutazioni e di epiloghile nel panegirico non torniamo alla candida e parcamente ornata narrazione def l'atti, che illustrarono la vita de'Santi, senza il bizzarro proposito di ridurre sotto un sol punto di vista le virtù più tra loro diverse; in una parola, so non ci spogliamo delle lattughe, degli orpelli e de'ciondoli che piaceano a nostri padri, e non torniamo alla divina semplicità delle Scritture, io credo clic la sacra eloquenza avrà nella chiesa l'importanza che v'hanno le canne dell'organo, le
luminarie e gli arazzi. .
Del rimanente io vorrei che quel resto dell'italiana nobiltà, che sopravvisse al grande naufragio, conoscesse delle scienze, chc oggi si coltivano, quel tanto che conoscevano delle lettere allora in fiore i nostri antenati. Vorrei che la nostra gioventù in adunanze pubbliche ragionasse di chimica, di tìsica, di agricoltura e tu commercio con quella conoscenza e con quell'ardore, con cui i nostri vecchi recitavano le loro orazioni italiane e latine o declamavano sonetti e canzoni. Che quel costume avesse del frivolo, uopo è confessarlo; ma prima di scagliare il nostro epigramma contro quel tempo, osserviamo che cosa vi abbiamo noi sostituito, noi nati in tanto splendore delle scienze, in tanta agevolezza di viaggi, di esperienze, di studi e di libri. Quando il primo Napoleone venne in Italia trovo una generazione allevata in quella maniera; pure da siffatta generazione uscirono quegli uomini, che nella guerra, nella pubblica amministrazione, nel governo delle Provincie e nelle cattedre delle Università l'Italia ha ammirati ed oggi desidera chi li rassomigli.
Le accademie esercitavano piacevolmente gl'ingegni e nutrivano 1 emulazione de' soci. Goethe nel suo Viaggio d'Italia descrive a lungo una sessione, a cui hi presente, dell'Accademia Olimpica di Vicenza nel 1786, e deplora che simih istituzioni, utili a mantenere desti intelletti e gentili i costumi, non fiorissero ne suoi paesi. I monasteri e i conventi allora popolatissimi fornivano i più valorosi campioni agli arringhi accademici: il vivere agiato e tranquillo del chiostro favoriva queste pacifiche gare. Mentre l'Arcadia colle sue cento colonie per ogni parte d'Italia cercava di purgare le lettere, altre accademie dirizzavano ì loro studi alle scienze naturali, ed i loro lavori godono ancora di bellissima riputazione. Dalla accademia degli Inquieti, che si radunava nella casa di Eustachio Manfredi, uscì il famoso Istituto di Bologna, che vanta a suoi fondatori lo stesso Manfredi, il grande Morgagni e Vittorio Stancari, morto giovanissimo con fama di sommo matematico. Il conte Ferdinando Marsigli donò al nascente Istituto le rarità naturali, gli strumenti e le macchine astronomiche che avea raccolti ne' suoi l#ghj viaggi, e fece erigere una specola nelle stesse sue case. Le preziose collezioni c i Ulisse Aldovrandi ; le macchine di fisica lavorate per ordine di Benedetto XI v in Lcyda dal fratello del celcbre Musschenbroeclc accrebbero lustro all' Mtituto bo lognese, che nel 1731 cominciò a stampare i suoi commentari nell' aurea Latinità