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CAPO I.
sue Memorie, illustrò con minuta erudizione, eh'è la sola veri, i monumenti di quella antichissima sede di Lucumoni. U Accademia di pittura, scoltura ed architettura, aperta in Roma al principio del secolo, purgò l'arte dallo stile barocco di Bernini e di Borromini; ed i Musei Pio-dementino e Chiaramonti schierando innanzi agli occhi degli studiosi i miracoli dell'arte greca e romana ammonirono il secolo perduto nel bizzarro e nel gonfio di tornare all'aurea semplicità degli antichi. Grido aaeora più possente parve uscire dalle mine di Ercolano dissepolta nel 1738, e di Pompei nel 1750. L'Accademia Ercolanense istituita nel 1756 dispose ed illustrò que' venerabili avanzi: ma la lettura de' famosi papiri procede troppo lenta al desiderio dei filologi e degli antiquari. Anche YAccademia Cosentina, che Bernardino Telesio nel secolo decimosesto avea diretto allo studio dei fatti della natura, cercandone la spiegazione nella natura medesima, parve volesse tornare a' suoi vecchi statuti dopo i vani deliri della scienza astrologica e le ciance settimanali di insipidi verseggiatori.
La Sicilia, la culla gloriosa di Empedocle e di Archimede, più che le altre parti d'Italia era tiranneggiata ed oppressa dalla scolastica. Ingegni acutissimi, educati più alla controversia che alla scienza, sapeano disputare un' intera giornata intorno ad un problema di fisica aristotelica, del quale da due secoli Galileo avea chiarito la falsità. Michelangelo Fardella di Trapani, scolare in Messina di Alfonso Borelli, dopo visitata la Francia, ove si fe' sommo nell'algebra e nella filosofia, non isperando per le tristi condizioni de' tempi frutto alcuno in Sicilia, fondò in Roma un' accademia di fisica sperimentale, quindi in Modena, e poscia in Padova insegnò geometria, astronomia e medicina, finche nel 1718 fini di vivere in Napoli. La filosofia cartesiana propugnata dal Fardella penetrò nelle menti siciliane; e Tommaso Campailla di Modica nel suo poema italiano YAdamo o il Mondo creato, non espose già, come feee lo Stay in bei versi latini, il nudo sistema di Cartesio^ ma si giovò di quel sistema a spiegare le cose tutte della natura, non sota de' cicli e del nostro sistema solare, ma della terra e del fuoco, e di molti fatti della chimica e dell'anatomia. Alle scoperte di Cartesio aggiunse quelle del Boyle, del Borrelli e del Malpighi; ma non volle riconoscere il sistema del Newton, quantunque la Società reale di Londra lo avesse accolto fra i suoi soci. Ciò non ostante gli scritti del Campailla educarono e disposero i Siciliani a liberarsi dal giogo della scolastica. Un vicentino, Giambattista Nievo ne' Teatini, primo parlò loro della macchina pneumatica nel 1733; ed è bello notare come i Teatini abbracciassero con fervore la nuova fisica, meDtre i Gesuiti si ostinavano a questionare sulla siccità, sull'umidità, sulla rarezza e gli altri accidenti aristotelici. In quale stato poi fossero la botanica e la medicina nella Sicilia verso la metà dell'ottocento, si rileva dal fatto che in qualche orto di semplici si nutriva con erbe aromatiche a vantaggio de' poveri un capro, che dopo un anno era sgozzato e diviso a rimedio di varie malattie, poiché si credeva generalmente, che le varie parti di quell'animale pasciuto di quelle erbe salubri avessero le più rare virtù medicinali. Ma dopo la cacciata de' Gesuiti il fervore de' Siciliani a rinnovare l'insegnamento scientifico fu in vero meraviglioso. Nell'Accademia palermitana, ch'è l'Università, si videro nuove cattedre di fisiologia, di patologia, con anfiteatro e museo anatomico, ed un giardino botanico, che pel sito dilettevole, e per la copia e varietà delle piante è anche adesso uno de' più belli ornamenti di Palermo. Coi beni della soppressa Inquisizione si fondarono tre cattedre, una di fisica sperimentale, l'altra di matematica sublime e la terza di astronomia teorica e pratiea con magnifico osservatorio, di cui fu primo direttore Giuseppe Piazzi. In questo modo la Sicilia, ultima di tempo, ma non d'entusiasmo, entrava a partecipare del moto scientifico delle altre provincie italiane.
Le Università fondate principalmente per fornire alla nazione la scienza necessaria alla giornaliera sua vita, non devono limitarsi a questo ufficio; ma per la copia de' sussidi, che vengono dalle biblioteche e da' musei, e per la mutua