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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   1 fj PERIODO DELLE ORIGINI
   
   olle sono del 963. 5 Ci avveniamo poi, nei due secoli successivi, ili alcuni altri documenti, come in una iscrizione romana anteriore al 1084, una carta sarda anteriore al 1086, ecc. Il più antico testo fiorentino, fin ora conosciuto, sono i frammenti di un libro di banchieri scritto nel 1211; i quali fanno credere che già nel secolo precedente Firenze avesse cominciato a valersi del suo volgare per usi che hanno pure un carattere pubblico; segno della importanza che questo volgare aveva acquistata. Singolare valore storico ha un brevissimo testo semivolgare (e si potrebbe anche dire addirittura volgare), scritto su un codice nel sec. Vili o al principio del IX, come sembra si possa stabilire con sicurezza per ragioni paleografiche: contiene un curioso indovinello, ed è « il saggio più antico di rima volgare, non solo d'Italia, ma di tutto il territorio romanzo ». Quattro endecasillabi rimati a coppie ci offre una iscrizione, del 1135, del Duomo di Ferrara. Di una cantilena di un giullare toscano in onore di un vescovo si può determinare la data della composizione «nel quinquennio 1152-1157 ». Un atto del 1158 conserva due versi di un canto popolare toscano. In un contrasto bilingue, composto, si crede circa il 1190, dal trovatore Rambaldo di Vaqueiras, questi rivolge in provenzale proteste d'amore a una popolana genovese, la quale risponde, respingendole, nel suo dialetto. Un ritmo bellunese di quattro versi, che celebrano la espugnazione e distruzione di un castello, pare del 1196, o secondo altri del 1193. Alla fine del sec. XII, o al principio del sec. XIII, appartengono il Ritmo Oassinese, un oscuro componimento simbolico ili versi, trovato a Monte Cassino, e un poemetto marchigiano su la vita di Sant'Alessio. Del 1213 è un ritmo volgare lucchese di argomento storico. 6
   2. Strette relazioni congiungono i principi della letteratura nostra con la latina del Medio Evo, propria di tutta l'Europa occidentale, e con quelle di Provenza e di Francia; laonde su queste letterature è opportuno che gettiamo almeno una rapida occhiata. 7
   La Chiesa, sebbene ostilissima alla sapienza e all'arte pagana, contribuì grandemente a mantenere l'uso del latino come lingua del culto e della dottrina. Quando si sfasciò l'Impero romano, già la letteratura cristiana vantava scrittori celebri (basti ricordare Sant'Ambrogio e Sant'Agostino); taluno, come Tertulliano, disdegnoso dell'eleganze classiche, altri, per esem-