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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   1 fj PERIODO DELLE ORIGINI
   correnza e cantici ecclesiastici, rappresentato nella chiesa, dove qua e là « erano raffigurati i luoghi e gli oggetti necessari al-l'esplicamento storico dell'azione », dai sacerdoti « appropriatamente vestiti secondo l'indole dei personaggi storici che rappresentavano ». Più tardi il dramma religioso, a poco a poco ampliandosi e trasformandosi, uscirà dalla chiesa e abbandonerà l'uso del latino per le favelle nazionali e volgari. 11
   In Francia molto più presto che in Italia, come già avvertii, nacque la nuova letteratura, la quale si svolse in due letterature ben distinte fra loro: quella della Francia settentrionale, o in lingua d'o'il, e quella in lingua d'oc, detta anche occitanica o provenzale.- La denominazione di lingue d'oc e d'oìl viene dall'uso della particella affermativa oc nel provenzale, o'il nel francese, come si in italiano, ed ha per sé l'autorità di Dante nel De Vulgari Eloquentia: «alii oc, alii oìl, alii sì affirmando lo-quuntur ». Nella letteratura provenzale12 prevale sopra gli altri generi la lirica, e l'argomento prediletto di questa è l'amore: prodotto della società feudale, la lirica provenzale « ebbe fin dalle origini quella impronta tanto caratteristica d'illimitata devozione alla donna, devozione che ebbe poi ordini e regolamenti dalla cavalleria». I poeti aulici presero il nome di trovatori : le forme liriche più importanti da essi adoperate furono la canzone, la tenzone, il serventese, (il quale, meno che d'amore, trattava di ogni altro argomento, e specialmente era politico), e (forme che la poesia aristocratica prese dalla popolare) la ballata, la pastorella, l'alba, la ronda, ecc.
   Già verso la fine del sec. XII alcuni dei più famosi trovatori provenzali, come Pier Vidal, Rambaldo di Vaqueiras ecc., erano venuti in Italia, ospitati specialmente nelle corti feudali dell'alta Italia, e massime in quella dei marchesi di Monferrato: molti più ne vennero al principio del sec. XIII, dopo che la crociata contro gli Albigesi ebbe desolata la Provenza. Diffusasi così la poesia provenzale fra noi, vari italiani si diedero a comporre in provenzale, come i marchesi Manfredo II Lancia e Alberto Malaspina (del primo dei quali abbiamo una tenzone con Pietro Vidal e del secondo con Rambaldo di Vaqueiras), Rambertino Buvalelli di Bologna, Sordello mantovano, che Dante ha immortalato nel celebre episodio del Purgatorio, Lan-, franco Cigala e Bonifazio Calvo di Genova, Bartolommeo Zorzi veneziano e più altri.