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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   1 fj PERIODO DELLE ORIGINI
   
   indietro, è comunemente e da tutti i migliori critici accettata l'opinione del D'Ancóna, che non possa essere anteriore al 1231. Questo componimento è un vivace dialogo fra l'amante e l'amata (quegli chiede amore, questa da prima nega e resiste, poi cede) in trentadue strofe, composte ognuna di cinque versi, di quat-*, tordici sillabe i primi tre, endecasillabi gli altri due: i primi tre hanno la stessa rima, rimano fra di loro i due endecasillabi. » La più antica lirica d'arte italiana fiorì nella prima metà del sec. XIII alla corte di Federico II, ebbe nella corte sveva il suo centro; onde quanto quei primi rimatori composero «si chiama Siciliano », disse Dante nel De Vulgari Eloquentia; e ad essi, sebbene oltre che della Sicilia di varie parti d'Italia, pugliesi, toscani ecc., è restato il nome di Scuola Siciliana. Ricordiamo Federico II stesso e i suoi figliuoli Enzo e Federico d'Antiochia; il notaro Iacopo da Lentini (vedi Purg. XXIV, 55 e segg.); Pier della Vigna capuano, la cui drammatica vita ispirò a Dante uno dei più famosi episodi dell' Inferno (e. XIII); Rinaldo e Iacopo d'Aquino, Guido delle Colonne, Arrigo Testa d'Arezzo ecc.
   La lirica di questa scuola è, in massima parte, una fredda imitazione della lirica amorosa provenzale, e si chiude in un angusto giro di concetti e d'immagini, in cui questa già s'era fissata divenendo convenzionale e monotona: l'amore senza sincerità, senz'affetto, è sempre rappresentato con le immagini del feudalismo, come relazione di vassallo a signore; è umile adorazione dell'uomo dinanzi a Madonna, all'amata, la quale è sempre la medesima immagine di perfezione astratta, rigida, senza vita. Lo stile è uniforme e artificioso: la forma metrica prediletta è la canzone. 19
   In Toscana si continuò l'imitazione servile dei provenzali (così, per es., da Bonagiunta da Lucca, vedi Purg. XXIV); ma, 13iir movendo da questa, alcuni rimatori come Guittone d'Arezzo, che ebbe molta fama ed autorità (vedi Purg. XXVI, 124 e segg.), se ne vennero alquanto discostando, e composero poesie non ' solo d'amore ma anche d'argomenti religiosi, morali e politici, insieme col metro della canzone usando di frequente e perfezionando -il sonetto: si formò così quella scuola che chiamasi di transizione, poiché segna il passaggio, come vedremo, alla poesia del dolce stil nuovo. Guittone del Viva d'Arezzo (morto nel 1294) scrisse dapprima versi d'amore, poi entrato nell'ordine dei Cava-