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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   1 fj
   PERIODO DELLE ORIGINI
   ma il primo propriamente di questo gruppo di poeti satirici è Rustico di Filippo fiorentino,27 amico di Brunetto Latini che gli diresse il Favolello, breve epistola in versi su l'amicizia. Prima che in Firenze fiorisse la scuola dello stil nuovo, egli scrisse anche pregevoli poesie amatorie; ma più degne di ricordo sono le satiriche: si vegga il sonetto Quando Dio messe? Messerin fece.
   Folgore da San Gimignano 28 in una corona di sonetti insegnò ad un'allegra brigata di Siena i sollazzi e i piaceri di ciascun mese dell'anno, ed in un'altra corona cantò le liete occupazioni e i passatempi d'ogni giorno della settimana; ma, lasciata la gaia spensieratezza, compose pure alcuni sonetti politici, pieni di forza e di ardimento satirico. La prima corona di sonetti di Folgore fu parodiata da Cene della Chitarra di Arezzo. Superiore d'assai a tutti i poeti satirici di questo tempo è Cecco Angiolieri di Siena, 29 ingegno bizzarro ma originale e vigoroso, uomo pieno di vizi, ma disgraziato e infelice; nel cui animo tenzonano la passione e il cinismo, la spensieratezza e la malinconia: il suo capolavoro è il sonetto S'io fossi fuoco, arderei
   10 mondo, dove in maniera così nuova, schietta ed efficace si unisce il più doloroso e cupo sdegno con lo scherzo, il tragico col comico.
   5. Assai povera fu la prosa nel periodo delle origini. Era adoperata iniscritture domestiche e nell'uso comune: rammentammo
   11 libro di banchieri fiorentini del 1211, e se ne hanno altri documenti come i Bicordi di Matasalà di Spinello senese, un libro di conti cioè che comincia dall'anno 1231, ecc. Di prosa scritta in italiano con intendimento letterario troviamo l'esempio più antico nelle formule epistolari volgari di un'opera, Doctrina ad inveniendas, incipiendas et formandas materias, che Guido Fava, maestro dell'dictandi in Bologna, compose verso il 1229; poi nei Parlamenti ed Epìstole a lui attribuiti.30 Epistole scrisse pure Guittone d'Arezzo, in una forma stentata e gonfia: vi si vede sempre un grande sforzo di allontanarsi dalla forma parlata, un infelice tentativo di foggiare il periodo alla latina, di render nobile il volgare su l'esempio latino. La più parte dello prose di questo periodo sono versioni e riduzioni daf francese e dal latipo; dal latino di scritti del Medio Evo (come, per esempio, il libro di Gato, raccolta di sentenze morali in distici latini, e i trattati morali di Albertano da Brescia) e anche di qualche