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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   IL SECOLO XIV
   estorsioni, ecc., e perché cose e denari del Comune fossero stati spesi contro il Sommo Pontefice e Carlo di Valois, per resistenza alla venuta di questo, o contro lo stato pacifico di Firenze e della parte Guelfa ecc.13 Poiché essi non pagarono la multa, né si presentarono a giustificarsi, il 10 marzo furono condannati all'esilio perpetuo e, se mai fossero caduti in mano del comune di Firenze, ad essere bruciati vivi. Credesi da molti che Dante fosse fuggito da Firenze appena conosciuto il pericolo; ma Leonardo Bruni aretino, il quale nel principio del sec. XV scrisse una vita del nostro poeta, narra che « sentito Dante la sua ruma, subito partì di Roma dove era ambasciatore, e camminando con gran celerità, ne venne a Siena: quivi, intesa più chiaramente la sua calamità, non vedendo alcun riparo deliberò accozzarsi con gli altri usciti »; e dell'ambasceria di Dante e d'altri fiorentini al Papa si hanno, oltre quella del Bruni, altre autorevoli e più antiche testimonianze:14 tuttavia ch'egli si trovasse ancora assente, per tale ambasceria, da Firenze al tempo della condanna, ad alcuno pare inverisimile. 15
   Comincia ora la vita errabonda e misera di Dante, il quale ebbe a provare (chi non ricorda le angosciate parole?) sì. come sa di sale - lo -pane altrui, e com'è duro calle - lo scendere e il salir per l'altrui scale (Par. XVII, 58-60); e nel Convivio (I. 3) scrisse: «Per le parti quasi tutte, a le quali questa lingua si stende, peregrino, quasi mendicando sono andato, mostrando contro a mia voglia la piaga de la fortuna, che suole ingiustamente al piagato molte volte essere imputata»; (vedi anche De Vulgari Eloquentia, I, 6). Ma nella nobilissima canzone: Tre donne intorno al cor mi son venute affermava con magnanimo orgoglio: l'esilio che m'è dato, onor mi tegno. Nei primi tempi si tenne unito con i suoi compagni d'esilio che, aiutati dai ghibellini delle altre città toscane, preparavano dei tentativi per rientrare con le armi in patria, e 1'8 giugno del 1302 fu presente al convegno dei capi di parte Bianca a San Godenzo nel Mugello ; poi par certo che con altri fuorusciti riparasse a Forlì presso Scarpetta degli Ordelaffì.16 Ben presto giudicò gli altri esuli compagnia malvagia e scempia, e se ne separò facendo parte per sé stesso (Par. XVII, 61 e §egg. ). Il primo rifugio, il primo ostello ebbe presso gli Scaligeri a Verona: si è disputato presso quale degli Scaligeri e in che tempo precisamente, ma secondo l'opinione più comune presso Bartolommeo, che morì nel marzo