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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   26
   IL SECOLO XIV
   e l'altra il 6 novembre, da Ranieri d'Orvieto, vicario del Re Roberto in Firenze, colpivano Dante e i suoi figliuoli insieme con altri fuorusciti: la prima era di morte, la seconda al bando. Risulta da esse che dev'essersi perduto un atto precedente, col quale all'Alighieri e ad altri era stata commutata la condanna del 10 marzo 1302 in quella del confine, a condizione che si presentassero a sodare. 21 Forse egli tenne disonorevole accettare tale commutazione di pena. Di un altro rifiuto di Dante, e questo al ritorno nella patria pur tanto desiderata, per le condizioni umilianti che erano imposte in tali amnistie, ci resta testimonianza preziosa una sua epistola a un amico fiorentino; dell'autenticità della quale ogni sospetto è, per buona sorte, ingiustificato. All'epistola, altera e disdegnosa al pari dell'anima di chi la scrisse, certamente non può aver dato occasione, come fu creduto, un'amnistia del 1316, poiché n'erano appunto esclusi tutti i proscritti nel 1302 da Caute de' Gabrielli; ma è congettura assai fondata che essa si riferisca al. ribandimento del 19 maggio 1315. 22
   E certo un nuovo soggiorno di Dante là dove era stato il suo primo rifugio, a Verona; questa volta ospitato da Can-grande della Scala, ma in che tempo non si può determinare con sicurezza. Negli ultimi anni di sua vita dimorò a Ravenna presso Guido Novello da Polenta,23 e, da poco tornato da un'ambasceria a Venezia da questo commessagli, in Ravenna morì il 13 o 14 settembre del 1321. 24
   3. Dante compose in italiano le Rime, la Vita Nuova, il Convivio e la Commedia: in latino il De Vulgari Eloquentia, la Monarchia, ecc.23 Furono scritte prima dell'esilio la più parte delle Rime (canzoni, sonetti, ballate, sestine) e la Vita Nuova. Nella lirica dantesca si vede il rapido progresso dalla maniera pro-venzaleggiante e Guittoniana, da forme fredde e lambiccate, all'affettuosa ed eletta schiettezza del dolce slil nuovo ;26 del quale Dante spiegherà, per così dire, il segreto con questi celebri versi:
   .....I' mi soli un ohe, quando
   Amor mi spira, noto, ed a quel modo ch'e' ditta dentro vo significando.
   (Purg. XXIV, 52-54).
   Delle rime27 (fra le quali ne vanno frammiste non poche o apocrife, o da non potersi attribuire a Dante con sicurezza) alcune