Stai consultando: 'Storia della Letteratura Italiana ', Giovanni Antonio Venturi

   

Pagina (35/334)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (35/334)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   28
   IL SECOLO XIV
   compose la canzone: Dorme, ch'avete intelletto d'amore; la quale ebbe poi a ricordare nel Purgatorio, facendosi dire da Bona-giunta da Lucca:
   Ma di's'io veggio qui colui che fore Trasse le nove rime, cominciando: « Donne, ch'avete intelletto d'amore ».
   (XXIV, 49-51).
   « Nelle rime di questo secondo periodo dell'affetto », osserva il D'Ancona, «cessa la lamentazione e comincia l'inno », l'inno alla spirituale bellezza di Beatrice. Dante ricorda poi pietosamente la morte del padre di lei, e una propria malattia nella quale vaneggiando ebbe tristi presagi della prossima fine della sua donna, descritti in una commovente e bellissima canzone. Meravigliosi intanto sono gli effetti cagionati dalla vista e dal saluto di lei, e il Poeta, ripigliando « lo stilo de la sua loda », dice estasiato il sonetto stupendo : Tanto gentile e tanto onesta pare e l'altro : Vede perfettamente ogni salute. Ma il funesto presentimento si avvera: Beatrice muore. Dante la piange angosciosamente; ma più tardi si lascia prender per poco tempo da un nuovo amore per una donna gentile e compassionevole, finché una visione in cui gli par di vedere Beatrice- fanciulla, come l'aveva vista la prima volta, lo fa pentire e lo riconduce all'antico affetto. Appresso gli appare « una mirabile visione », per la quale propone di non dir più di Beatrice, finché non possa più degnamente parlarne e dire di lei quello che mai non fue detto d'alcuna.
   In molte delle sue rime Dante è lirico eccellente per la forza e la profondità del sentimento, l'agile e alto volo della fantasia, e il modo onde significa ciò che amore gli detta dentro, ora con meravigliosa gagliardia e robustezza, ora con ineffabile soavità di stile e di armonie. Bellissima pure è la prosa narrativa della Vita Nuova per elegante e dignitosa semplicità, spontaneità ed efficacia.
   Il Boccaccio, nella Vita di Dante e nel Commento alla Divina Commedia, afferma che la Beatrice cantata da Dante fu Beatrice di Folco Portinari, ricco e benefico cittadino di Firenze, la quale andò sposa a Simone de' Bardi e morì di circa 24 anni nel 1290; e alla notizia del Boccaccio generalmente si presta fede. Ma non pochi anche, fondandosi su quel molto di mistico e di simbolico che v'ha nella Vita Nuova, disconobbero a questo