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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   DANTE ALIGHIERI
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   libro ogni fondamento storico, e negarono la reale esistenza di Beatrice. Nel secolo XVIII Anton Maria Biscioni sostenne che essa fosse simbolo della sapienza; Gabriele Rossetti poi fantasticò che fosse figura della setta massonica, ossia di una setta segreta simile a quella che poi si chiamò Massoneria; 30 Francesco Perez, nel libro La Beatrice Svelata (Palermo, 1865), con molta erudizione s'industriò di provare che Beatrice rappresenta l'intelligenza attiva della dottrina averroica-aristotelica; anche Vittorio Imbriani propugnò l'interpretazione allegorica. Assai fortuna ebbe l'opinione del Bartoli, che Beatrice non fosse già un simbolo, un' allegoria, ma « un essere puramente ideale » : «la donna terrena contemplata nelle più nobili, più alte, più celesti sue qualità, guardata coll'occhio un po' mistico degli uomini medievali in genere, ed in ispecie di questi fiorentini Bianchi della fine del secolo XIII; la donna terrena che a poco a poco acquista qualche cosa dell'angiolo ». 31 Se non che, quando Luigi Rocca, esaminando un manoscritto ove si contiene una redazione, più ampia di quella edita, del commento di Pietro di Dante alla Divina Commedia, ebbe scoperto che anche questi ricordava Beatrice Portinari come donna aniata dal padre suo, il Bartoli stesso modificò il suo pensiero : pur considerando la Vita Nuova «sempre il libro dell'idealità femminile», ammetteva che Dante potesse « esser giunto a questo concetto della idealità, partendo dalla realtà della donna amata, la quale così gli avrebbe fornita l'occasione di tessere la storia del suo pensiero ». 32 Altri critici molto autorevoli sostengono la realtà di Beatrice: assai meno importa l'identificazione sua con la Portinari; ma i più credono anche si possa accogliere con fiducia la notizia del Boccaccio, avvalorata da quella di Pietro di Dante. 33 In un racconto poetico e mistico come quello della Vita Nuova 34 « è facile, osserva il Gaspary, scoprire contraddizioni apparenti, inverisimiglianze, incongruenze, quando si misura alla stregua dei nostri costumi moderni e della nostra maniera di pensare; è molto più difficile prendere sul serio l'interpretazione allegorica, e spiegare con essa tutto ciò che si riferisce a rapporti reali ». Certo, appigliandosi ad una interpretazione allegorica, se si evitano alcune difficoltà, se ne incontrano altre molte e più gravi; e l'affetto sincero e ardente, che riscalda tante parti della Vita Nuova, mal si comprenderebbe per un'allegoria o per un'idea astratta. Si consideri inoltre che ci resta una canzone