DANTE ALIGHIERI
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(trattato almeno in parte già scritto al principio del 1305)37 è un' introduzione sul linguaggio e particolarmente poi su i dialetti italiani; uno studio filologico notevole per il tempo in cui fu composto: il secondo libro tratta specialmente della canzone, fornendoci molte utili notizie; ma, dopo pochi periodi del capitolo quattordicesimo, rimano interrotto. Nel terzo libro probabilmente l'autore avrebbe discorso della prosa (vedi libro II, cap. 1): nel quarto ci dice egli stesso (II, 4) che si proponeva di 'parlare delle ballate e dei sonetti, trattando del volgare mediocre. Nel primo libro, ragionando dei dialetti italiani, Dante tutti li biasima e condanna, mettendo insieme con gli altri il fiorentino e gli altri di Toscana, e conclude che il volgare illustre, il volgare propriamente detto italiano, non è di nessuna parte d'Italia ma di tutta Italia, ed è quello che usarono i nostri migliori poeti in volgare, « doctores illustres qui lingua vul-gari poetati sunt in Italia, ut Siculi, Apuli, Tusci, Eomandioli, Lombardi, et utriusque Marchio viri » (I, 19). Ora, quando il Trissino pubblicò la prima volta, nella sua traduzione italiana, il De Vulgati Eloquentia nel 1529, mentre ardevano le questioni fra i sostenitori e gli oppugnatori del primato di Firenze e della Toscana in fatto di lingua, parve a questi una bella fortuna di poter adoperare contro i primi nientemeno che l'autorità di Dante; né si avvertì come, ad ogni modo, «l'Italiano illustre di Dante non intenda già di essere in universale la lingua letteraria dell'Italia, bensì unicamente ed esclusivamente la lingua letteraria dello stile più elevato ». 38 In verità Dante già s'era contradetto con le rime, e « dove poi la teoria ebbe una formale smentita, e il fatto della equipollenza del volgar fiorentino alla lingua italiana una prova solenne, fu nella Divina Commedia, nel libro che, scritto in quel volgare, rimase il più solenne monumento di questa lingua.». 39 Ma bene è stato notato che il dispregio per tutti i « vulgaria provincialia » e « municipalia » e l'idea di una lingua comune italiana sono ispirati a Dante da un vivo, profondo sentimento nazionale. 40
Circa il tempo in cui Dante compose la Monarchia 41 le opinioni sono molto discordi: secondo i più l'avrebbe scritta al tempo della discesa d'Arrigo; secondo F. Ercole in «uno degli anni immediatamente posteriori alla morte di Arrigo, e molto probabilmente fra il 1314 e il 1317, al più tardi»; secondo altri negli ultimi anni della propria vita; per qualcuno, tutta