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IL SECOLO XIV
o parte, àncora prima dell'esilio, oppure nei primi anni di questo. Nella Monarchia Dante raccolse e ordinò le proprie dottrine politiche: l'importante trattato è diviso in tre libri, e nel primo si dimostra come alla felicità della società umana sia necessaria la monarchia; nel secondo come alla monarchia universale fu destinato da Dio il popolo romano; nel terzo è discussa la questione, ardentissima allora, circa l'autorità del Pontefice e dell'Imperatore; e Dante, contro le teorie guelfe, sostiene la completa, assoluta indipendenza dell'Imperatore dal Papa: l'autorità dell'uno e dell'altro procede immediatamente da Dio ed è parimente necessaria. Tuttavia, poiché la felicità terrena in certo modo (« quodam modo ») è ordinata alla felicità eterna, l'Imperatore usi verso il Papa quella riverenza che il figlio primogenito deve usare verso il padre.
In latino Dante scrisse, oltre l'epistole, due egloghe in risposta a due carmi latini di Giovanni del Virgilio, che lo aveva invitato ad andare da Ravenna a Bologna, e la Questio de aqua et terra, o piuttosto (come pare sia il vero titolo) De forma et situ duorurn elementorum aque videlicet et terre; questione che, secondo quanto è detto in fine della dissertazione, Dante espose pubblicamente in Verona il 20 gennaio 1320. L'autenticità di questo scritto (che fu messo in luce soltanto nel 1508, e del quale non si aveva prima nessuna notizia) fu da molti negata, sino a poco fa, o almeno messa in dubbio; ma è stata poi sostenuta con un approfondito esame e con validi argomenti. 43
Delle due egloghe dice l'Albini che sono « preziosa aggiunta all'opera di Dante per la poesia che le anima, per il documento che offrono del suo possesso del verso latino, per gli spiragli che aprono sui gloriosi crepuscoli del poeta ».is Nella prima, ch'è la migliore, commuovono i versi dove Dante, come nelle celebri terzine con cui principia il c. XXV del Paradiso, accenna alla speranza di cingere della corona poetica i capelli, ormai canuti, su l'Arno nativo.
Assai si è discusso intorno all' autenticità delle epistole a Dante attribuite. Cinque ne ricordai nei cenni biografici: delle tre per la venuta di Arrigo VII quasi nessuno ha mai dubitato: quella ai Cardinali del 1314 non fu messa in disputa con sufficienti ragioni; già si parlò dell'epistola all'amico fiorentino. Porte è il dibattito su l'epistola famosa a Cangrande della Scala, nella quale è esposto il concetto fondamentale e l'intendimento