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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   IL SECOLO XIV
   respiciamus, a principio horribilis et fetida est, quia Infernus, in fine prospera, desiderabilis et grata, quia Paradisus; ad mo-dum loquendi, rernissus est modus et liumilis, quia locutio vul-garis in qua et muliercule comunicant ». 6
   Nella Commedia Dante narra e descrive un mistico viaggio attraverso l'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso: a ciascuno dei tre regni corrisponde una cantica, ed ogni cantica è composta di trentatré canti, se non che la prima ha un canto d'introduzione, onde l'opera tutta consta di cento canti. Vi apparisce uno studio costante dell'euritmia, della proporzione, anche nelle minime particolarità: il numero tre e l'uno e il nove, multiplo del tre, e il dieci, « lo perfetto numero », signoreggiano dappertutto, nel numero delle cantiche (terminanti tutte con la medesima parola stelle) e dei canti, dei cerchi infernali, dei gironi del Purgatorio, delle sfere del Paradiso; nella forma metrica stessa che è la terzina, la quale da Dante appunto ebbe poi il nome di terzina dantesca. « E pure questa cabala, osserva il Carducci, fu il freno dell'arte, che fece così proporzionata, armonica, quasi matematica, la esecuzione formale dell' immensa epopea ». 7
   Secondo il senso letterale, Dante in una notte del marzo o (com'è l'opinione ora prevalente) dell'aprile del 1300, 8 l'anno del famoso giubileo, si trova smarrito in una selva oscura: si riconforta però un poco al mattino vedendosi giunto al piè d'un colle, la cui cima è illuminata dai raggi del sole, e si accinge a salirlo; ma tre fiere gli si attraversano, una lonza, un leone ed una lupa, e lo ricacciano nella selva. Mentre egli « rovinava in basso loco », ecco a soccorrerlo l'ombra di Virgilio, il quale lo ammonisce che gli convien tenere altra via, e lo esorta a seguirlo «per loco eterno», attraverso cioè l'Inferno e il Purgatorio: altri poi lo guiderà al Cielo. I due poeti si pongono in cammino, ma Dante sul punto di mettersi nel gran viaggio è preso dal timore di non poter meritare tanta grazia: Virgilio allora gli narra come egli sia venuto a salvarlo mandato da Beatrice, che per voler della Vergine e di Lucia era discesa nel limbo a commettergli tale ufficio; e Dante tutto riconfortato entra, dietro Virgilio, « per lo cammino alto e Silvestro », nella difficile e selvaggia via dell'Inferno. 11 quale è immaginato come un baratro, che sotto il nostro emisfero si profonda, sempre restringendosi, sino al centro della terra. In nove cerchi sono puniti i dannati, e più si discende e più gravi sono le colpe e le