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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   LA DIVINA COMMEDIA
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   relazione stanno esse con la Commedia? Il D'Ancona, esaminata la questione, così conclude : « L'identità del soggetto ha sua ragione nelle credenze del tempo: quella dei particolari può essere o fortuita, o derivata dalla natura stessa dell'argomento, ovvero anche dalla tradizione. Tuttavia, che Dante il quale alla ispirazione accoppiava la dottrina, e che d'ogni cosa si mostra studioso e conoscitore, dovesse interamente ignorare queste scritture, così simili nella materia al suo poema, non oseremmo asserire»; se non che quale differenza fra quelle povere e rozze leggende e la Commedia di Dante! Questi riprendendo «il logoro argomento, vi imprime il proprio suggello indelebile. Dopo di lui il ciclo delle Visioni si chiude ». 16
   Nelle leggende del Medio Evo non si trova quasi altro che descrizioni di tormenti, ma le anime tormentate non hanno vita; parlano poco o punto, gridano, son raccolte in gruppi: alla leggenda preme solo di spaventare con la descrizione della pena. Dante, seguendo Virgilio, ha dato persona, vita, affetti e passioni agli spiriti dei regni oltremondani; e ha espresso e rappresentato insuperabilmente le violente passioni dei dannati fra i terribili tormenti nel tenebroso, orrido abisso infernale; e i miti e soavemente malinconici sentimenti degli spiriti del Purgatorio fra le pene espiatorie, addolcite e consolate dalla certezza della pace celeste, su per il bel monte, che sorge in mezzo alla immensa distesa del mare, ed eleva verso il cielo l'altissima cima, coronata dalla divina foresta spessa e viva-, e la beatitudine delle anime che godono la eterna gloria fra gli splendori e le armonie del Paradiso.
   Nel primo canto dell 'Inferno che è, come abbiamo già detto, l'introduzione generale della Divina Commedia, e ce ne mette innanzi l'allegoria fondamentale, pare che il Poeta, nel muovere i primi passi nell'arduo cammino, non sia sempre franco e sicuro ; impacciato specialmente dal grave peso dei sensi riposti, che tanto gli premono: tuttavia già in questo canto lampeggia la potenza della fantasia e del pensiero del Poeta, e vi sono tratti ammirabili, come la celebre similitudine dei vv. 22-24 (E come quei che con lena affannata - uscito fuor del pelago a la riva, - si volge a l'acqua perigliosa, e guata), la prima delle tante similitudini stupende ond'è tanto ricco il Poema, e il commosso e reverente saluto a Virgilio. Il canto secondo, che ha bellezze squisite, è specialmente importante perché serve a