e il, risorgimento nazionale
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sino al Mario e i Cimbri, stampato nel 1858: scrisse pure poesie liriche, tra le quali molte d'argomento patriottico, traduzioni libere da Escliilo, le Lezioni di Mitologia ad uso degli artisti, orazioni, elogi, epigrafi, ragionamenti intorno a questioni di lingua e di critica letteraria ed artistica, la Storia della casa eli Svevia e la storia del Vespro Siciliano, due opero queste ultimo edite dopo la morte dell'autore. Sebbene il Niccolini vivesse a sé, ritiratissimo, incorse in fieri odi per le opinioni politiche e religiose manifestate arditamente nelle tragedie.19 Aspirava all'indipendenza, unità e libertà d'Italia con l'abolizione del potere temporale dei pajii; e questo ideale è l'anima dell'opera sua di grande scrittore civile. Che il risorgimento della patria si potesse ottenere con l'aiuto d'un papa, non crede mai, nemmeno durante i generali infatuamenti per Pio IX dal'46 al'48: gli pareva risibile e dannosa utopia quella di un pontefice liberatore; e a chi proponeva la confederazione degli stati italiani con Pio IX a capo, rispondeva: « o l'Italia sarà una, o per secoli ancora non sarà nulla ». Nel 1860, vecchissimo e prossimo alla fine della vita, potè offrire in Firenze le suo Poesie Nazionali e l'Arnaldo da Brescia a Vittorio Emanuele, il quale alle nobili parole, ond'egli accompagnò il dono, rispose: «Lei è stato il profeta del risorgimento d'Italia ». Le prime cinque tragedie del Niccolini (scritte dal 1810 al 1814, ma delle quali solo la Polissena uscì per le stampe allora, le altre vennero in luce molti anni più tardi) furono di soggetto greco e di maniera classica: si volse egli poi ad argomenti moderni, e innovando parzialmente l'arte « seguì una via di mezzo fra i classici e i romantici, sempre un po' esitante, ma in sostanza tenendosi ai primi più che ai secondi»,20 nelle altre tragedie che compose. Due sono desunte da drammi inglesi, lo altre originali: la prima fra queste in ordine di tempo è il Nabucco, 21 che sotto nomi antichi rappresenta personaggi moderni, anzi contemporanei, Napoleone, Pio VII ecc.; e mira a combattere il dispotismo sacerdotale e regio: le più celebri sono l'Antonio Foscarini, il Giovanni da Procida, il Filippo Strozzi e sopra tutte l'Arnaldo da Brescia. L'Arnaldo, piuttosto che una tragedia vera e propria, deve considerarsi come un poema drammatico, fatto non per la scena ma per la lettura; col quale il poeta, con grande calore ed eloquenza splendida, assalì la sovranità politica della chiesa. Atto Vannucci in un bel libro raccolse le