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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   260 la lktteratltra italiana
   monono, e studiata con diligenza di ricerche e indagini erudite e con rigore di metodo storico e filologico.
   La critica estetica, che Francesco De Sanctis (1817-1883) aveva trattata con insuperabile originalità, acutezza e genialità, negletta alquanto nel fervore degli studi eruditi, è ora tornata nel debito onore.
   Verso il 1870 cominciò a farsi conoscere Edmondo Do Ami-cis (1846-1908), che presto divenne uno dei prosatori nostri più letti e più popolari. Dei numerosi autori di opere drammatiche, romanzi e novelle, seguaci spesso di esempi stranieri, specialmente francesi, alcuni hanno qualità e pregi notevoli. Nel teatro italiano primeggiò per molti anni Paolo Ferrari (1822-1889); e meritarono poi lodi e plausi Giuseppe Giacosa (1847-1906), Giacinto Gallina (1852-1897), ecc. Giovanni Verga, nella novella, nel romanzo e nel dramma, fra i rappresentanti italiani del verismo nell'arte 2 è il più schietto e robusto, e ha lasciato alcuni veri capolavori. Insieme con i romanzi del D'Annunzio sono molto noti e apprezzati anche fuori d'Italia quelli, così diversi sotto ogni aspetto, di Antonio Fogazzaro (1842-1911). Luigi Pirandello per le novelle, i romanzi, i drammi è oggi degli scrittori nostri di maggior grido.
   2. In gran voga fu Aleardo Aleardi (1812-1878), patriotta veronese, che partecipò in Venezia al governo di cui era dittatore il Manin, fu iioi esule e due volte rinchiuso nelle carceri dell'Austria. Dopo il 1859 il collegio di Lonato lo elesse deputato al Parlamento nazionale in Torino: dal'63 in poi fu professore di estetica all'Accademia di Belle Arti a Firenze, e nel'73 fu nominato senatore. Gli ultimi anni gli furono amareggiati da critiche acerbissime dei suoi versi, e vide la popolarità e la fama, di cui aveva goduto, venir meno rapidamente. In verità, se l'Aleardi era stato un tempo troppo esaltato, male poi gli si volle negare ogni pregio, ogni qualità di poeta e verseggiatore: è spesso languido e manierato, ma nelle sue poesie, pur fra molti difetti, v'ha anche assai del buono; così nel Monte Gircello, dove sono commoventissimi, stupendi i versi su i mietitori nelle paludi pontine, nelle Città italiane marinare e commercianti, nel polimetro I sette soldati (1861), dedicato a Garibaldi, ecc. 3
   Ingegno poetico più rigoglioso ebbe Giovanni Prati, 4 nato a Campomaggiore nel Trentino nel 1814 e morto nel 1884 a Roma, patriotta anch'egli, deputato, poi senatore; poeta di casa Sa-