\ nella 2» metà del sec. xix e nel princ. del xx 263
argutamente come e perché egli, desse allora alle stampe il suo prfmo volumetto di versi, che dedicò alla memoria del Leopardi e dèi Giordani. ,
Nel 1858 e '59 visse a Firenze, procurando col suo faticoso lavoro di provvedere alla famiglia, rimasta priva del padre in grandi strettezze: trovava conforto e svago nella compagnia di cari amici, eletti per ingegno e cultura, tutti innamorati della patria e tutti infervorati di classicismo, sicché s'erano da sé battezzati gli Amici pedanti; e intanto si faceva conoscere come critico, specialmente con le prefazioni, pregevolissime anche oggi, agli autori che il Barbèra veniva ristampando nella collezione Diamante. La prima poesia del Carducci che ebbe favore nel pubblico fu, nel 1859, la canzone A Vittorio Emanuele.11 Nel 1860 fu nominato professore al Liceo di Pistoia; ma prima della fine di quell'anno Terenzio Mamiani, ministro della Istruzione Pubblica, lo eleggeva professore di letteratura italiana nella Università di Bologna. Anche per cagione di tale ufficio attese allora con perseverante, indefesso zelo alla critica e alla erudizione. Il tranquillo, continuo e grave lavoro tuttavia non assopiva né raffreddava l'anima del poeta patriotta e rivoluzionario; dalla quale le vicende fortunose e le tempeste politiche d'Italia facevano presto prorompere i canti più ardenti e battaglieri. L'Inno a Satana, che il Carducci aveva stampato, in piccolo numero d'esemplari fuori di commercio, nel 1865 (col nome, preso da lui allora per la prima volta, di Enotrio Romano), ripubblicato da un giornale nel 1869, suscitò aspre dispute e gran clamore, acquistandogli fama;12 e con i terribili Giambi ed Epodi egli uscì veramente
italico vate a la nuova etade, Le cui strofe al ciel vibrano come rugghianti spade, E il canto, ala d'incendio, divora i boschi e va.
(Avanti ! Avanti !).
Ben si comprende che qualche volta i suoi accenti sonassero troppo acri e violenti, eli' egli potesse peccare d'intemperanza e anche mancar d'equità, mentre, in mezzo al succedersi rapido degli avvenimenti, dava libero e, direi, procelloso sfogo a quel che gli bolliva dentro il cuore pieno di generose impazienze e veemente.
Quando col quietar dei tempi quietarono gì' impeti e i fremiti dell'animo, il poeta tornò, con maturità compiuta e ormai