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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   264 la letteratura italiana
   pienamente sicura di sé, a un' arte più serena, toccandone il sommo nelle Odi Barbare (le prime uscirono nel 1877); il critico riprese con più lena l'opera, per vero non mai interrotta, nello studio vasto e profondo della letteratura nostra; studio che anche dalla cattedra il Carducci proseguì sempre con severa coscienza dell'alto suo dovere e coil grande efficacia, fra la devota ammirazione dei discepoli.
   Della evoluzione politica di lui, il quale fu, dopo il 1859, apertamente di parte repubblicana e, dopo il 1878, apertamente se ne allontanò e nel 1890 accettò la nomina a senatore, riesce agevole trovare le ragioni, chi consideri le vicende italiane di quel tempo : sicuramente nessuno può dubitare della sua onesta e fiera sincerità, sicuramente egli amò sempre la patria di un amore puro e gagliardo.
   Su la fine del 1906 l'Accademia svedese conferiva al Carducci il premio Nobel per la letteratura; e l'Italia esultò di questa solenne attestazione che tutte le genti cólte onoravano il suo grande scrittore. Non egli forse si allietò, se non dell'agiatezza che ne veniva alla famiglia, ormai affranto da lunga malattia e già col freddo della morte vicina; la quale lo spense il 16 febbraio 1907.
   Il Parlamento e il Senato deliberarono che gli fosse eretto uu monumento a Roma: fu anche acclamata la proposta di dargli sepoltura a Firenze in Santa Croce; ma Bologna non acconsentì e volle essere gelosa custode delle spoglie mortali dell'insigne uomo, che tanto l'aveva amata e che era stato gran vanto della sua Università.
   Nella edizione definitiva le poesie del Carducci13 sono così ordinate: Juvenilia (1850-1860), Levia Gravia (1861-1871), A Satana, Giambi ed Epodi (1867-1879), Intermezzo, Bime nuove (1861-1887), Odi Barbare, Bime e Ritmi, Bella « Canzone di Legnano » parte prima (1879). «Nei Juvenilia, già disse l'autore, sono lo scudiero dei classici; nei Levia Gravia faccio la mia vigilia d'armi; nei Decennalia, 14 dopo i primi colpi di lancia un po' incerti e consuetudinari, corro le avventure a tutto mio rischio e pericolo. Mossi, e me ne onoro, dall'Alfieri, dal Parini, dal Monti, dal Foscolo, dal Leopardi; per essi e con essi risalii agli antichi, m'intrattenni con Dante e col Petrarca; ad essi, pur nelle scorso per le letterature straniere, ebbi l'occhio sempre».15 II classicismo, un po' angusto e rigido della prima giovinezza, il Carducci