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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   la lktteratltra italiana
   semplice e agile leggiadria di forme che tanto piace in alcuni suoi versi. Forse egli, non ci diede tutto quel che era lecito ripromettersi dal suo ingegno finissimo e originale, colpa soprattutto della vita non lunga e della salute che presto gli si guastò; ma i suoi lavori di erudizione e di critica sono molto pregevoli;33 e nelle poesie3'1 «c'è in più d'un luogo, giudica il Carducci, tal novità e freschezza d'imagini e di sentimenti fiorenti e scorrenti in tal luce d'elocuzione e gaiezza di verseggiatura, che tutt' insieme è una consolazione anche più che una meraviglia ». 35
   Nel 1884 Severino Ferrari rivolgeva nel Mago alcune strofe piene di alletto e dolcezza all'amico amatissimo Giovanni Pascoli, 30 a Schicchi dalla lima cl'oro. Ma la lima d'oro del Pascoli poeta il pubblico la doveva scoprire molto più tardi, quando questi, nato a San Mauro di Romagna il 31 dicembre del 1855, gli si rivelò, già in età di trentasei anni, con un ammirevole libro di versi intitolato Myricae,37 ispirato in molte delle più efficaci poesie dai dolori domestici e specialmente dall'angoscia di un orribile fatto, che nell'animo del Pascoli giovinetto aveva aperta una ferita insanabile, la morte del padre suo, assassinato nella solitudine della campagna, così tragicamente rapito alla moglie buona e ai suoi otto figliuoli di tenerissima età. A quel lutto seguirono quel della madre e altri nella infelice famiglia, avvolgendola di funebre tristezza, stringendo i superstiti di un mesto e intenso affetto, dando al canto del nostro poeta un'accorata intonazione elegiaca.
   Giovanni Pascoli, laureatosi a Bologna, insegnò latino e greco in alcuni Licei, poi nelle Università di Bologna, di Messina e di Pisa, finché nel 1905 fu chiamato a succedere al Carducci nella cattedra di letteratura italiana a Bologna; dove, pochi anni dopo, il 6 aprile del 1912, la morte lo rapiva all'arte e all'Italia, che di lui si gloriava e molto ancora si riprometteva.
   Latinista di solida dottrina e di ottimo gusto, più volte il Pascoli con eccellenti poemetti latini riportò il premio nelle gare internazionali di Amsterdam; e fu elegante commentatore di classici (Lyra romana, Epos). Compose pure un volume di Pensieri e discorsi,38 due antologie italiane notissime (Fior da fiore e Sul limitare), nelle quali, così differenti da altre simili compilazioni, mise una impronta tutta sua: studiò con singolare acutezza, forse troppo sottile, e con fervore (anche chi non ac-