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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   \ nella 2» metà del sec. xix e nel princ. del xx 271
   cetti le tesi e le conclusioni dell'autore, deve riconoscerlo) l'allegoria della Divina Commedia ed altre ardue questioni dantesche (Minerva oscura, Sottf) il velame, La mirabile Visione). Ma soprattutto il Pascoli è un poeta vero : e la lingua latina pare quasi gli riesca strumento non meno adatto e docile dell' italiana. La sua poesia è nelle due lingue di spiriti uguali, e insieme nello due lingue fiori e maturò: il Veianius, il primo poemetto premiato ad Amsterdam, è del tempo della divulgazione delle Myricae; gli ultimi carini dell'autore, l'Inno a Roma e l'Inno a Torino (1911), furono composti e pubblicati in italiano e in latino. 39
   In italiano, dopo le Myricae, ove la dolorosa nota elegiaca temperano e rasserenano quadretti campestri pieni di freschezza, il Pascoli diede in luce i Poemetti, d'ispirazione georgica, nei quali col sentimento della natura così felicemente si mescola I e si fonde un sincero e caldo sentimento d'amore e di pietà per gli uomini. Seguirono i Canti di Castelvecchio (sono fra questi Il ciocco, una delle più belle e più alte concezioni poetiche del Pascoli, La cavalla storna a tutti nota, La tessitrice e altre cose dolcissime); i Poemi conviviali, evocazioni del mondo classico di un artista insigne, che n' è conoscitore sapiente, ma la cui anima è sempre affettuosamente e malinconicamente meditativa; Nuovi 'poemetti; Le canzoni di Re Enzio; Poemetti italici (che francescana soavità nel primo e migliore, Paulo Ucello\); i due grandi Inni a Roma e a Torino. 40
   Il Pascoli contempla con diletto e ammirazione le bellezze della natura, e specialmente le più tenui e modeste, che sfuggono ad occhi meno intenti e meno limpidi, a cuori meno semplici e meno innamorati; ha il culto dell'arte, benefica e cara; esalta la potenza consolatrice degl'intimi affetti, la nobiltà e la bellezza della bontà, anche più umile: ma egli, fatto ben sollecitamente esperto dalle proprie sciagure, sente profondamente il dolore umano, la infelicità della vita breve e affannosa, l'orrore della morte, il mistero che ci avvolge paurosamente; onde in lui s'avviva un senso di religiosità, si accende per gli uomini, specialmente per i deboli e gli sventurati, un amore fraterno, e gli sorgono dal cuore la speranza e l'augurio di una migliore umanità, più in pace e più serena.
   Nell'arte del Pascoli si palesano certo talvolta imperfezioni e difetti : in qualche luogo egli riesce troppo concettoso ed oscuro,