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la lktteratltra italiana
secolo. Tommaso Gherardi del Testa da Terricciuola di Pisa (1815-1881) è un fedele e fortunato discepolo del Goldoni, benché certo non possegga la potenza comica e la fecondità del maestro, al quale è soltanto superiore di molto per la purezza vivace del linguaggio: gran pregio delle sue tenui e gioconde commedie il dialogo fluido, schietto ed arguto. 56 Molta popolarità ebbe Paolo Giacometti di Novi Ligure (1817-1882), autore della Morte civile e di parecchi altri drammi e commedie. Paolo Ferrari modenese (1822-188!)) 67 occupa un luogo cospicuo fra gli scrittori drammatici italiani. Se di alcuni suoi drammi a tesi, che destarono un tempo sincero e grande entusiasmo (Il duello, Cause ed effetti, Il ridicolo, Il suicidio, Due dame, ecc.), si possono notare le derivazioni dal teatro francese, e oggi scorgiamo facilmente i non lievi difetti; abbondano tuttavia, nel suo vario e ricco teatro, scene e caratteri che conservano vita e freschezza, e sempre si ammirano le due commedie storiche, il Goldoni e le sue sedici commedie nuove, un capolavoro, e La Satira e Parini. Pietro Cossa romano (1830-1881) nei suoi drammi storici mirò a liberarsi dal convenzionalismo tragico e alla verità della rappresentazione; e massimamente in quelli di argomento romano, il Nerone, superiore a tutti, la Messalina, ecc., dimostrò un ingegno drammatico, originale e robusto. Felice Cavallotti milanese (1842-1898), prode garibaldino, uomo politico e polemista ardente, oratore e poeta, ebbe un tempo gli applausi del pubblico con non pochi dei suoi lavori drammatici, assai vari dall' Alcibiade al Cantico dei cantici. Achille Torelli di Napoli (1844-1922) è conosciuto specialmente per i Mariti, una delle migliori commedie del nostro teatro moderno; ma anche altre sue commedie sono notevoli per la cura e la novità dello studio psicologico. Giuseppe Giacosa, nato nel 1847 a Collereto Parella presso Ivrea e morto nel 1906, autore di scritti vari, che pure attestano la versatilità, la cultura e la lucidità del suo ingegno, di conferenze e discorsi eloquenti, di un bel volume di Novelle e paesi valdostani, con predilezione, con serio e costante amore coltivò la drammatica. Dalla fortuna di due graziose leggende medioevali in versi martelliani, La partita a scacchi (1873) e II trionfo d'amore (1875) (la cui favola è presa dalla Turandot di Carlo Gozzi), fu animato a prepararsi e provarsi a più ardui cimenti. Scrisse varie commedie; tentò con elevati intenti artistici il dramma storico con II fratello d'armi, Il Conte