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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   \ nella 2» metà del sec. xix e nel princ. del xx 283
   tonia d'invenzioni, d'intrecci e caratteri), quando non volle troppo ostentare la disinvoltura e il brio, o far pompa di erudizione, « quando si contenne, dice l'Albertazzi, il Barrili seppe comporre Val d'olivi e L'olmo e l'edera, che stanno a pari di Come un sogno nella grazia delle figure, nella, freschezza del colorito, nell'agilità dello stile ». Fra i molti altri libri e opuscoli di questo infaticabile autore, discorsi e commemorazioni, studi di storia, di erudizione, di critica, componimenti drammatici e versi, si deve segnalare il bel volumetto; Con Garibaldi alle porte di Soma (1867), ricordi e note [1895], e il discorso robusto, commosso, poetico su Garibaldi.
   Nel 1866 diede alle stampe il suo primo romanzo, cui seguirono molti altri, Salvatore Farina, nato a Sorso (Sassari) (1846-1918), narratore semplice, garbato e arguto: sono dei migliori suoi racconti Pei begli occhi della gloria, Il tesoro di donnina, Mio figlio: ha pubblicato anche piacevoli memorie.
   Il verismo,66 venuto a noi dall'Inghilterra e, più direttamente, dalla Francia, attrasse e infervorò molti scrittori: dei primi e migliori due siciliani, Luigi Capuana (1839-1915) di Mineo (Catania) e Giovanni Verga catanese (1840-1922). «Veri fratelli d'arte », come furono chiamati, esercitarono 1' uno su l'altro scambievole efficacia: più riflessivo e cólto il Capuana, che ,è pure un critico reputato e che dagli articoli di critica, specialmente drammatica, passò alle novelle e ai romanzi; più spontaneo e vigoroso il Verga, il quale, dopo aver composto vari romanzi su gli esempi del Dumas figlio, del Feuillet, ecc., pur dimostrando qualità sue proprie d'ingegno e di sentimento e già dando talvolta segno di un'arte meno convenzionale, più semplice e sincera, si allontanò da quella prima maniera col verismo; che lo liberò da ogni artifizio e parve rivelarlo interamente a sé stesso, dargli la piena coscienza delle sue forze e del suo valore. Nel 1879 veniva in luce Giacinta del Capuana, romanzo che procurò fama all'autore, ma gli tirò anche addosso censure e accuse fra gran scalpore: nel 1881 uscivano I Malavoglia, il gran romanzo del Verga, il primo d'una serie che questi intitolava dei Vinti; della quale pubblicò poi un secondo romanzo, nel 1888, Mastro Don Gesualdo, che non è inferiore per verità ed efficacia di rappresentazione ai Malavoglia. Il Verga, lasciando poi interrotta la serie dei Vinti, scrisse altri romanzi e novelle. Il Capuana, parecchi anni dopo Giacinta, temperando il suo