\ nella 2» metà del sec. xix e nel princ. del xx 285
nella rappresentazione e di caldo sentimento, tanti altri libri ha aggiunti, più volte stampati e tradotti in varie lingue, romanzi, novelle, descrizioni di viaggi; libri assai vari, dal romanzo, dei suoi più famosi, Il paese di cuccagna (1891), che nella concezione e nel metodo procede dallo Zola, all'opera mistica Il paese di Gesù.
Per una propria via si mise Antonio Fogazzaro, 70 nato il 25 marzo 1842 a Vicenza, dove morì il 7 marzo 1911, dopo essersi acquistato onori meritati e nobile fama. L'anno in cui apparvero i Malavoglia (1881) egli, che già aveva dato alle stampe un malinconico racconto in isciolti, Miranda, e altri versi ( Val-solda), pubblicava il primo romanzo, Malombra, fantastico e sentimentale; assai difettoso, ma tale tuttavia da attestare l'ingegno potente dell'autore. Il quale, quattro anni dopo, conquistava uno dei posti più eminenti fra i romanzieri moderni col Daniele Coifis, e dopo II mistero del poeta, non certo dei libri suoi più felici, raccoglieva anche più unanimi ed alte lodi col Piccolo mondo antico (1895). Piacque poi il Piccolo mondo moderno, ma fu giudicato assai meno perfetto. Suscitò vive discussioni, non soltanto per ragioni di arte, Il Santo. L'ultimo romanzo, Leila, venuto in luce nel novembre 1910 tra la più viva aspettazione, sembrò in generale opera debole e stracca.
Il Fogazzaro ha il sentimento e l'amore dell'arte, ma anche più gli stanno a cuore le proprie convinzioni, opinioni e tesi religiose e filosofiche; alle quali spesso subordina e fa servire l'opera d'arte, non senza sacrificio e danno di questa. Perché in lui il pensatore non giova all'artista, dandogli luce e forza; ma anzi, con le sue debolezze e le sue esigenze, spesso lo inceppa e lo devia. Le più belle qualità del nostro autore, la delicatezza degli affetti, l'osservazione sicura, fine e arguta, l'amore della natura hanno trovato il loro più pieno accordo e la più luminosa significazione nel Piccolo mondo antico.
Col Fogazzaro ben si può eongiungere, per gì' intenti morali e artistici, Emilio De Marchi milanese (1851-1901); il quale in tutta l'opera sua, continuatrice, nell' intento educativo, della tradizione manzoniana e pariniana, rispecchiò un animo buono, sincero, caldo e ricco di affetti, spesso accorato, una mente saggia e arguta. Dei suoi principali romanzi: Demetrio Pianelli, Arcibella, Giacomo l'idealista, Col fuoco non si scherza, per concorde giudizio il primo è di tutti il migliore; ammirevole in