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una sottana o di un fazzoletto affrettava il lavoro delle filatrici.
Viaggiando in que' distretti non contaminati peranehe dal fumo uliginoso di alcuna fabbrica a vapore, Àrie-wright osservava e meditava del continuo su quello stato imperfetto del tessere. Come i raccoglitori di ripieno, egli altresì era un compratore girovagante di materiale per un ramo d'industria, le parrucche, e le case in cui poneva piede eran quelle in eui si filava del continuo ed a cui il tessitore veniva del continuo a battere. I suoi antichi modelli infranti dalla moglie non erano naturalmente dimenticati; i suoi .sogni di una macchina per incarnare il moto perpetuo eransi, non ha dubbio, dileguati; ma non era egli possibile inventar macchine per somministrar ripieno ed anehe ordito più forte a tutti i telai d'Inghilterra?
Alcuni tentativi già erano stati fatti da un Luigi Paolo e da altri uomini industri, ma avevano incontrato opposizione aecerrima da parte dei filatori. Ark-wright però non si diede per vinto; egli aveva in mente un concetto per eui il filare poteva essere eseguito da due eilindri, uno de' quali girando assai più presto dell'altro trarrebbe i fili attorti precisamente come fa-eevasi nel lavoro a mano; nozione simile a quella del suddetto Luigi Paolo, ma ehe vuoisi ch'ei derivasse dall'osservare i cilindri adoperati a fabbricare sbarre di ferro rovente. Codesto concetto erebbe e maturò nella sua mente. Un giorno ei si recò segretamente a War-rington, discosto parecchio miglia dalla eittà in cui dimorava, ed invitò un orologiaio, di nome ICay, a fabbricargli sotto la sua direzione un piecolo modello. Appresso, Arkwright si rivolse ad un macchinista della medesima eittà, pregandolo a volergli fare una macchina su quel modello, macchina ehe l'orologiaio non