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« Trovandomi un giorno—dic'egli— a Matlock, nell'estate del 1784, m'imbattei in alami signori di Manchester che stavano favellando della macchina per filare di Arkwright. Uno di essi osservò che, tosto che fosse spirato il brevetto d'Arkwright, sarebbero state rizzate tante fabbriche e filato tanfo cotone che sarebbero venute meno le braccia per tesserlo. A questa Osservazione risposi che Arkwright avrebbe allora aguzzato l'ingegno per inventare una macchina da tessere. Ciò addusse il conversare su questo tema ed i gentiluomini di Manchester convennero concordemente che la cosa era impossibile, allegando argomenti ch'io non poteva, non che confutare, comprendere, essendo digiuno al tutto di questo materie e non avendo ancora veduto tessere. Mi attentai non pertanto obbiettare come fosse stato esposto di corto a Londra un automa che giocava a scacchi; e voi non sosterrete, soggiunsi, che sia più difficile costruire una macchina che tessa di quello che una che compia tutti movimenti richiesti nel gioco strategico degli scacchi.
« Qualche tempo dopo, una circostanza particolare richiamando questa conversazione alla mia mente, avvisai che, come nel semplice tessere, secondo il concetto che allora ne avevo, non vi potevano essere che tre movimenti che dovevano seguitarsi successivamente, non doveva poi esser tanto difficile di produrli e ripeterli. Pieno di questo ideo, chiamai immediatamente un falegname ed un fabbro per metterle in atto, e non così tosto fu ultimata la macchina, feci venire un tessitore per innestar l'ordito e farla lavorare. Qual nOn fu la mia gioia nel veder uscir fuora un pezzo di tessuto?... Non avendo mai rivolto in addietro, così in teoria come in pratica, i miei pensieri alla meccanica, nò avendo veduto mai un telaio lavorare, nè conoscendo