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dell'evaporazione, la proporzione in cui sta alla superficie esposta al fuoco, gli effetti della pressione sul punto d'ebollizione e la quantità di combustibile richiesto per convertire una data quantità d'acqua in vapore, circostanze tutte ch'erano state finora vaghe e generalmente esaminate, ma ch'egli ridusse allora ad una precisione matematica.
La prima scoperta fatta da Watt sulla macchina atmosferica ed il suo consumo di combustibile fu che l'iniezione d'acqtfa fredda, che condensa il vapore, raffredda anche il cilindro ad un grado che richiede un gran consumo di combustibile per ridonargli il calor necessario a mantenere il vapore espanto da riempierlo. Egli trovò che tre quarti del combustibile adoperato erano per tal modo consumati ; in altri termini ehe, se ^ il cilindro potesse essere mantenuto alla temperatura che ha prima d'iniettare il getto, basterebbe per l'operazione un quarto del combustibile.
L'altro difetto scoperto non era men rilevante. L'acqua iniettata venendo a contatto col vapore, rimaneva riscaldata anch'essa; l'evoluzione del calore latente, cui la scoperta di Black aveva chiarito inevitabile nella condensazione, avea per effetto, in un coll'assorbimento del calore sensibile del vapore, di convertire una por* zione dell'acqua stessa iniettata in vapore. Quindi il vuoto era ben lungi dall'esse? perfetto; e la resistenza che lo stantufo incontrava nella discesa fu trovata uguale alla quarta parte della pressione atmosferica, in altri tèrmini, la potenza attiva della macchina era diminuita di un quarto.
Da quest'esame distinto e chiaro del male sorse il suggerimento del rimedio. Tutto lo sconcio derivava dal compiersi della condensazione nel cilindro ov'era spinto il vapore ed operava lo stantufo. Watt avvisò