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Storia popolare del progresso materiale negli ultimi cento anni

Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino Napoli, 1871, pagine 319

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   che, so la condensazione potesse aver luogo in un vaso separato comunicante col cilindro, quest'ultimo poteva mantenersi caldo, mentre il primo freddavasi, ed al vapore proveniente dall'acqua iniettata poteva per tal modo essere impedito di danneggiare il moto. La comunicazione potevasi facilmente ottenere mediante un tubo e l'acqua poteva essere pompata fuori. È questa la prima e grande invenzione mediante la quale Watt risparmiò tre quarti del combustibile ed accrebbe, nell'istesso tempo, la potenza di un quarto, facendo sì per tal modo che ogni libbra di carbone consumato producesse cinque volte la forza ottenuta in addietro da esso. Ma ciò non era tutto. Watt trovò necessario rimuover l'aria dalla parte superiore del cilindro la quale tendeva a diminuire il calore. Nel l'effettuar ciò, egli fu tratto, in secondo luogo, ad aprire una comunicazione con la caldaia e ad introdurre il vapore sopra lo stantufo mentre discendeva, rendendo per tal modo la camera superiore del cilindro impermeabile all'aria. Di tal guisa il vapore aiutava la discesa dello stantufo, invece di essere questa discesa effettuata meramente mediante la pressione atmosferica. In terzo luogo, era rimosso il contrappeso all'asta aspirante, come una mera perdita di potenza, e Io stantufo era ora costretto a risalire dal vapore che entrava c riempieva il cilindro. Questi due grandi perfezionamenti addizionali richiedevano soltanto che fosse aperta, per mezzo di tubi, una comunicazione col condensatore del pari che con la caldaia e diedero al macchinismo il diritto di essere chiamato macchina a vapore; dacché esso ora soltanto agiva più in forza del vapore che in forza dell'aria. La camera, superiore era mantenuta inaccessibile all'aria facendo operare l'asta dello stantufo in un involucro di stoppa (bozzolo di stoppa) satura di grasso il quale attenuava grandemente la confricazione dell'asti.