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Storia popolare del progresso materiale negli ultimi cento anni

Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino Napoli, 1871, pagine 319

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   minuti, è dannosa a lungo andare, com'è noto, alla vista, e Guinand, travagliato da questa malattia inseparabile dal suo mestiere, era costretto a portar gli occhiali. La sua povertà lo strinse a fabbricar gli occhiali per proprio uso e di tal modo egli acquistò qualche nozione pratica del principio della costruzione delle lenti. Essendo molto ingegnoso per natura, ei prese gusto in siffatto lavoro e cominciò a fare, por divertimento, piccoli telescopii a rifrazione di carta pesta. Visitando un giorno il laboratorio di Droy, il fabbricante oriuolaio presso il quale lavorava a Chaux de Fonds, gli fu mostrato un piccolo telescopio acromatico di fabbrica inglese, di cui non aveva mai veduto l'uguale. Innamoratosi di quell'oggetto, chiese ed ottenne licenza di esaminarlo, di. smontarlo, di separare le sue lenti e di misurare le curve. Lieto di aver colto il principio, Guinand tentò d'imitarlo e comunicò la sua intenzione a Droy. Il cristallo per fabbricare uno strumento consimile, non si poteva avere che in Inghilterra; e dovendo Droy'recarvisi per pigliare il brevetto de' suoi orologi caricantisi da sè, portò con sè in Francia il cristallo che abilitò Guinand a costruire parecchi telescopii acromatici, i quali riuscirono perfettamente.
   C'era però sempre la gran difficoltà del cattivo vetro e l'impossibilità presunta di ottenere vetri ottici di una vasta dimensione. Lo stesso Newton aveva dichiarato questa difficoltà insuperabile; ora come poteva un semplice lavorante superarla? Ma Guinand non era uomo da scoraggirsi. Egli erasi adusato a fondere i metalli per proprio uso ed aveva osservato che, nel metodo ordinario, i marezzi ed i fili simili a quelli che apparieno nel fondere il vetro venivano rimossi agitando e rimescolando il metallo mediante una sbarra