Almanacco Italiano 1904 di
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— Prospettico della figura e dell'architettura come il Mantegna, meno energico e meno profondo di lui, ma più soave nelle forme e talora anche nel colore, fu Melozzo da Forlì, il solo pittore grande della Romagna. Intorno a' suoi maestri si discute assai, ma non è da escludere Giusto di Gand, che potè vedere ad Urbino. Di qui la ragione perchè a Melozzo furono sinora attribnite alcune opere del maestro fiammingo che oggi si trovano a Berlino e a Londra, e che una volta si trovavano precisamente in Urbino.
Le opere sue, estremamente rare, si trovano a Forlì, a Loreto, a Roma.
La disposizione dell'architettura e delle figure dell'affresco suo trasportato nella Galleria Vaticana deriva da un altro del Beato Angelico, che si vede nella cappella di Nicola V. L'affresco di Melozzo rappresenta Sisto IV co'suoi nipoti, che dà udienza al Platina, bibliotecario e biografo dei Pontefici. Questo affresco è del pari importante per l'eccellenza dei ritratti, la ricchezza dell'ar-chitettnra in prospettiva, e la magistrale luminosità del colorito.
11. - LUCA SIGNORELLI Predicazione e fatti dell'Anticristo.
(Orvieto, Duomo, nella Cappella Nuova).
Luca Signorelli, nato a Cortona nel 1441 da Egidio di Luca di Ventura e dalla sorella di Lazzaro Vasari. Discepolo dello zio e di Piero Della Francesca. Lavorò in Arezzo, in Loreto, in Roma e sopratutto in Orvieto. Morì in patria negli ultimi giorni di novembre dell'anno 1523.
— Come Jacopo Della Quercia, Luca Signorelli si può considerare un precursore di Michelangelo per grandiosità, energia, quasi audacia d'espressione e di forme. L'arte di Pier Della Francesca e quella fiorentina rappresentano la base sulla quale egli elevò il suo grande edificio. Nessuno de' suoi contemporanei, nemmeno forse il Mantegna, ebbe tanta potenza ed ampiezza di composizione e tanto talento drammatico, talora sino aspro e violento. La disposizione de' suoi gruppi è sempre grandiosa, l'immaginazione facile, il colorito forte e ricco di tonalità brune, la conoscenza dell'anatomia profonda.
Gli affreschi della Cattedrale d'Orvieto segnano il punto culminante dell'arte sua. In seguito le forme diventano pesanti, il movimento diventa agitazione, l'espressione degenera in manierismo, e il colorito s'ottenebra.
Giorgio Vasari dice degli affreschi orvietani: " Fece tutte le storie della fine del mondo, con bizzarra e capricciosa invenzione: angeli, demonii, rovine, terremoti, fuochi, miracoli d'Anticristo e molte altre cose slmili: oltre ciò, ignudi, scorti, e molte belle figure;
immaginandosi il terrore che sarà in quell'estremo tremendo giorno. Perlochè destò l'animo a tutti quelli che sono stati dopo di lui, onde hanno poi trovato agevoli le difficoltà di quella maniera. „
12. - PIETRO VANNUCCI detto il PERUGINOLa Madonna con Gesù e i Santl (Bologna, Regia Pinacoteca).
Pietro Vannucci, nato nel 1446 a Città della Pieve, stabilitosi in Perugia è detto perciò il Perugino. Suo primo maestro fu un tal Francesco pittore suo conterraneo, ne ebbe poi altri quali il Verrocchio, il Bonfigli, Nicolò da Foligno, Pietro Della Francesca e Nicola Alunno. Dipinse numerosissimi quadri specialmente a Perugia, a Firenze e a Roma. Ebbe l'onore di essere il maestro di Raffaello. Morì di peste a Fontignauo tra il febbraio e il marzo del 1523, in età di 78 anni.
— Il Perugino fu pittore d'una grande dolcezza di sentimento e d'una grande bellezza di forme. L'arte umbra e l'arte fiorentina si unirono in lui per quanto avevano di soavità e di spendore di colorito; ed egli divenne caposcuolacelebrato e ammirato, quantunque povero di fantasia, così povero da ripetere molte volte le stesse figure e le stesse composizioni, ridotte a pochi temi lievemente variati. Il suo paesaggio, che consiste quasi sempre in un lieve succedersi di colli azzurrognoli, ai lati di lunghe e verdi praterie, ha tutta la semplicità e la soavità delle figure.
U quadro di Bologna, superbo per l'espressione dolcissima dei volti e per il valore cromatico, rende una idea della composizione, si può dire schematica, del maestro : quattro figure di Santi in basso ben separati; la Vergine col putto in alto in una mandorla iridata e cosparsa di Serafini e due angeli correnti, con le vesti svolazzanti, ai lati.
Di un'altra gloria del Perugino non è però da tacere. Egli fu il più influente maestro di Raffaello, e 1 suoi insegnamenti ebbero larga efficacia sul divino discepolo, perchè con ia sua semplicità contribuì a salvare il discepolo dall'abbandonarsi completamente a quella sovrabbondanza di composizione e di forme, onde Michelangiolo, Tiziano ed il Correggio, procedendo rapidi nell'evoluzione dell'arte, iniziarono il barocco.
13. - ALESSANDRO FILIPEPIdetto SANDRO BOTTICELLI Allegoria della Primavera. (Firenze, Accademia delle B. A.)
Sandro Botticelll, nato a Firenze nel 1447, da Mariano Filipepi conciatore di pelli. Fu discepolo di Fra Filippo Lippi. Sono celebri
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(Vedi annunzio di fronte al frontespizio). A
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Almanacco Italiano 1904
Piccola enciclopedia popolare della vita pratica
di
Bemporad Firenze 1904
pagine 672 |
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