Almanacco Italiano 1904 di

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      1 suol «(Treschi vaticani e i suoi dipinti di argomento allegorico e mitologico nelle gallerie di Firenze. Morì in patria il 17 maggio 1510.
      — In passato e nemmeno a'suoi tempi Sandro Botticelli ebbe la fama che ha da un terzo di secolo, formata d'ammirazione pel pittore delle grazie, pel poeta delle allegorie, pel leg-giadrissimo creatore di donne sottili e gentili. Discepolo di Fra Filippo Lippi, sentì poi l'influenza del Pollaiolo, del Verrocchio e di Leonardo, nè sfuggì a quella d'Agostino di Duccio, dal quale prese forse il sottile e tortuoso piegare.
      Celeberimma è la Primavera che mostriamo qui, la primavera fiorentina cantata da Lorenzo de* Medici, il simbolo delle forze vive della natura in quella stagione.
      Venere sta nel mezzo del dipinto, come regina, a personificare l'energia generatrice; vicino a lei si veggono le Grazie, l'Amore, Mercurio.
      In questo dipinto, mirabile anche per esecuzione, il Botticelli non si mostra ligio a forme mitologiche classiche, ma originale e indipendente, quantunque sia uno dei primi a trattare la pittura profana col sentimento della Rinascenza.
      14. - FRANCESCO RAIBOLINI detto il FRANCIALa Vergine in trono col Bambino e Santi.
      (Bologna, Chiesa di San Giacomo Maggiore, nella Cappella Bentivoglio).
      Francesco Raibolini detto il Francia, nato in Bologna intorno al 1450 da Marco di Giacomo. Fu allievo di Lorenzo Costa ed amico del Sanzio. Lavorò specialmente in Bologna. Oltreobè pitttore fu anche valente orefice, incisore e cesellatore. Morì in patria il 5 gennaio del 1517.
      — Perchè per tanti secoli la pittura ferrarese della seconda metà del secolo XV sia stata quasi dimenticata, perchè il Francia, invece, che da quella scuola proviene, non sia stato riconosciuto come derivato da essa, e ne abbia, si può dire, assorbita la celebrità, perchè infine Lorenzo Costa sia stato ritenuto uno scolaro di lui, è cosa che si deve spiegare esteticamente. La precedente arte ferrarese, fu senza dubbio grande, robusta, severa, ma priva d'idealità e spesso anche di formosità. Il Francia che agli elementi tecnici, seppe aggiungere una bellezza dolce, espressiva, tenera, finì naturalmente per ofluscare l'altrui gloria presso i secoli che non fecero critica e non credettero di cercare i meriti di chi al Francia stesso preparò il terreno.
      E agevole vedere nel quadro dipinto da lui pei Bentivoglio come gli elementi ferraresi, che formano, per così dire, il substratodella pittura, siano mitigati, raddolciti nella forma e come un delicato sentimento sfa diffuso nelle figure.
      15. - LEONARDO DA VINCI Il Cenacolo.
      (Milano, Refettorio dell'antico convento diSanta Maria delle Grazie). — Dalla copia
      di Andrea Solario.
      Leonardo da Vinci, nato in Archiano di Vinci, presso Empoli, tra Firenze e Pisa nel 1452, figlio naturale di Ser Pietro d'Antonio, notaio della Signoria, che lo ebbe da una contadina, certa Caterina, sposatasi poi con un Accattabriga di Piero Del Vacca. Fu allievo di Andrea Verrocchio. Genio veramente enciclopedico riuscì sommo in tutti i rami nei quali esplicò la sua prodigiosa attività. Fu pittore, scultore, architetto, matematico, filosofo e poeta. Leonardo lavorò insieme a Michelangelo in Firenze. I suoi capolavori ammiransi specialmente in Milano e a Parigi. Morì nel castello di Cloux presso Amboise nel 1519.
      — Leonardo: questo è il nome Immortale dell'ingegno più forte e complesso che abbia onorato il seme italico. Dotato d'un genio libero e universale, egli fu ugualmente sensibile alle idealità, come alle meraviglie del vero, ricercatore profondo della bellezza e del sentimento, non solo della figura e dell' anima umana, ma di tutte le più umili forme della creazione.
      Il suo Cenacolo, è una delle opere di pittura più prodigiose del mondo, o meglio era, perchè, da secoli e secoli, da poco tempo, anzi, dopo la morte dell'artista, è andato sempre deperendo,' si che oggi le sue figure non sono più che le ombre di quel che furono.
      * Si vede nel viso di tutti loro, scriveva il Vasari, l'amore, la paura e lo sdegno, ovvero il dolore di non potere intendere lo animo di Cristo: la qual cosa non arreca minor meraviglia, che il conoscersi allo incontro l'ostinazione, l'odio e il tradimento di Giuda. „
      All'ammirazione antica corrisponde la moderna:
      * Ciò che l'opera contiene di divino, dice il Burckhardt, si è che le stesse esigenze cui è sottomessa, non le fanno perdere il suo aspetto d'indipendenza e di necessità. Uno spirito possente ha qui spiegato tutte le risorse ed ha, nell'espressione dei corpi e delle teste, fatto di tutte le dissonanze una mirabile sinfonia. Il Goethe ha sottomesso il motivo intellettuale dell'opera ad una analisi decisiva. Quale storia naturale dell'uomo in questa pittura! Dal sublime al gesto villano, tutti i tipi dell'umanità primogenita d'un'arte perfetta. E del pari, al punto di vista puramente tecnico, pieghe, scorci, contrasti, tutto è nuovo e potente. „
      rI DENTI BIANCHI
      si conservano solo usando il KOSMEODONT-MIGONE (
      ( Vedi annunzio di fronte al frontespizio). I


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Almanacco Italiano 1904
Piccola enciclopedia popolare della vita pratica
di
Bemporad Firenze
1904 pagine 672

   

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