Almanacco Italiano 1904 di
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lebiati nella poesia e nella filosofia; o sul monte delle Muse o nell' aula luminosa d'una Scuoia sopra un piano aperto. È il sogno classico di Virgilio, medioevale di Wilgai-do, moderno e romantico del Verri nelle Notti romane; è l'aspirazione di Boezio, di Dante, del Petrarca. Ecco quindi ugual concetto nella pittura. Un discepolo dell'Orcagna nel Trionfo di San Tomaso d'Aquino In Santa Caterina di Pisa aveva raccolte figure di filosofi, come più tardi Benozzo Gozzoli. Nel Cappellone degli Spagnuoli- in Santa Maria Novella di Firenze Si vede il Trionfo della Chiesa militante e trionfante affollato di teologi, poeti ed artisti, come gli affreschi moderni del De-laroche e di Kaulbach.
Ritornare in quest'ordine d'idee, comprenderne l'alto significato, ricongiungersi per tal modo ai grandi poeti nel concetto o meglio nel desiderio di mischiarsi alla falange dei sommi, non fu che dei grandi. Raffaello, dopo aver dipinto maravigliosamente la Sala della Segnatura, si trovò come Enea tra gli Eroi, come Boezio tra i filosofi, come Dante nel Limbo, come Petrarca nei Trionfi.
22. - ANTONIO ALLEGRI detto il CORREGGIOLa Madonna del San Girolamo.
(Parma, Pinacoteca Reale).
Antonio Allegri detto il Correggio, dalla sua città natale, in provincia di Reggio. Nacque nel 1494 da Pellegrino e da Bernardina Piaz-zoli. Latinizzando il suo nome egli si chiamò sempre Lieto. I suoi genitori erano agiati. I critici non vanno d'accordo nel designare i suoi primi maestri. A. Venturi propende per Francesco Bianchi ferrarese; C. Ricci lo dice influenzato dalla scuola ferrarese ampliatosi alla vista dei capolavori mantegneschi in Mantova; G. Morelli per il Costa, il Garofalo e il Dosso. Sembra ornai certo che il Correggio sin da giovane vide e studiò le opere del Mantegua e dèi ferraresi. Lavorò specialmente in Parma, ove trovasi la maggior parte dei suoi capolavori, dei quali parecchi esularono nelle gallerie di Dresda, Parigi, Londra e Berlino. Mori in Correggio il 5 marzo del 1534.
— Nella Madonna del San Girolamo, tutto splende, palpita, vive, tutto è inteso con uno spirito d'indipendenza dalle vecchie composizioni e di modernità veramente singolari. L'angioletto che sfoglia il libro di San Girolamo per divertire Gesù bambino, ha un sorriso pieno di tenerezza quasi godesse dei suoi godimenti, e usasse parolette e voci di trastulio. La Maddalena è nell'arte una figura nuova. Ella si piega con la guancia alla gam-bina del bimbo quasi per sentirne il tepore e per baciarla. Ha mani stupende, lontane dagli atteggiamenti consueti. Con la sinistra contorta, nervosa si regge la veste con certosenso (si lasci dire) di civetteria o d'eleganza così conveniente a lei, che fu detta artisticamente la Venere del cristianesimo.
Dietro, San Giovannino scopre il vasetto, ma con occhio sospettoso quasi tema che la Santa si volga improvvisa e lo rimproveri della sua curiosità.
L'esecuzione è ottenuta per velature e per sovrapposizione di toni sempre più chiari. Un mondo di riflessi tenui e trasparenti penetra in tutte le ombre e vi lascia circolar l'aria. Senza questa facoltà, il luminoso nucleo centrale (in cui sono accostate al corpicino di Gesù altre due teste e tante mani), sarebbe un carname senza rilievo. Il Vasari stupisce del modo onde sono condotti i capelli, e dice la tavola tt colorita di maniera maravigliosa e stupenda.„ L'Algarotti confessava: "Mi perdoni il divino ingegno di Raffaello, se- guardando quel dipinto, io gli ho rotto fede. „ Fra i moderni il Burckhardt lo chiama un prodigio.
23. - JACOPO ROBUSTI detto il TINTORETTOIl miracolo di San Marco.
(Venezia, Accademia di B. A).
Jacopo Robusti detto il Tintoretto, nacque in Venezia nel 1512 da un Battista, tintore, donde gli venne il soprannome. Fu allievo di Tiziano. Lavorò specialmente in Venezia; ma delle sue tele è pieno il mondo. Mori in patria nel 1594 a ottantadue anni.
— Jacopo Robusti detto il Tintoretto fu stupendamente chiamato dal Vasari " il pi il terribile cervello che abbia avuto mai la pittura: stravagante, capriccioso, presto, risoluto. „ E continua: " Ha costui alcuna volta lasciato le bozze per finite, tanto a fatica sgrossate, che si veggiono i colpi di pennelli fatti dal caso e dalla fierezza, piuttosto che dal disegno e dal giudizio. . Egli non poteva stare senza lavorare: se stanco di dipingere si fermava un istante, prendeva un istrumento musicale e si dava a suonare. Voleva operare ad ogni eosto, fosse pagato bene o male, o donasse. "Voleva fare ad ogni modo.. Gli nomini della Compagnia di S. Rocco avendogli chiesto un disegno per determinarsi a certo grande lavoro, egli tirata la vasta tela vi dipinse senz'altro la storia. u Perchè, segue il Vasari, adirandosi con esso lui e dicendo che avevano chiesto disegni e non datogli a far l'opera; rispose loro che quello era il suo modo di disegnare, e che i disegni e l modelli dovevano essere a quel modo per non ingannare nessuno. „ Soggiunse infine che se il lavoro non piaceva loro, e non lo volevano pagare, ne facessero ciò che volevano, ch'ei lo donava.
L'opera sua può somigliarsi a un torrente impetuoso, tanta n'è audace l'immaginazione, prodigiosa la virtù esecutiva.
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Almanacco Italiano 1904
Piccola enciclopedia popolare della vita pratica
di
Bemporad Firenze 1904
pagine 672 |
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Pagina (468/477)
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