Almanacco Italiano 1904 (parte seconda) di
Processi monocromi.
I. - Fototipografia.
Questo processo, chiamato in alcuni stabilimenti anche fotozincotipia od autotipia, è forse di tutti i processi fotomeccanici il più importante, perchè ottiene matrici metalliche atte a stamparsi tipograficamente insieme col testo.
Il principio chimico su cui esso si fonda è la proprietà di alcune sostanze colloidi, come la gelatina, l'albumina, la gomma,ec., di rendersi insolubili nell'acqua calda o fredda dopo aver subita l'azione della luce in presenza di un bicromato solubile: sicché stendendo su una lastra metallica una soluzione di sostanza colloide mista a bicromato ed esponendola alla luce sotto un'imagine trasparente, si ha, dopo lo sviluppo con acqua calda per la gelatina e fredda per l'albumina o la gomma, un'altra imagine costituita da uno strato insolubile in rilievo, che può direttamente o indirettamente agire da preservatole contro l'azione d'un corrosivo.
Il metodo esposto, applicato in sul principio con soddisfacenti risultati alla riproduzione di figure tratteggiate come piante, disegni geometrici e schizzi a penna, quando volle generalizzarsi e riprodurre la fotografia e i disegni a tinte unite, bacontrò ima grave difficoltà. Le ombre e le mezzetinte, che nella fotografia son date da una diversa quantità di argento ridotto, e nei disegni ordinari da una diversa quantità di materia colorante, non potevano coi mezzi già esistenti trovare un equivalente nella stampa tipografica che non conosce se non parti assolutamente chiare o scure; in tipografia Infatti i rilievi devono esser tutti alla stessa altezza per potersi stampare sulla carta, l'inchiostro dev'essere distribuito equabilmente su tutta la piastra senza alcuna variazione d'intensità,.e sull'effetto non può influire che la grossezza e la vicinanza delle lince o dei punti che formano 1* imagine. ¦
Il problema che si presentava era quello di suddividere l'imagine fotografica in punti che variassero in grossezza e vicinanza secondo la forza del chiaroscuro: e questo problema fu risoluto brillantemente con l'impiego dello schermo reticolato o semplicemente reticolo, che è formato da un vetro su cui è incisa una fittissima rete, e, situato fra l'obbiettivo e la lastra sensibile in una macchina fotografica di riproduzione, ha la proprietà di trasformare un negativo ordinario in un altro suddiviso in punti e detto perciò reticolato.
Senza diffondermi nello svolgimento delle varie teorie di Granowski, Fery, Colson, ec.(l) dirò brevemente che l'azione del reticolo può spiegarsi abbastanza bene col fenomeno luminoso di diffrazione, per cui la luce passando in un'apertura assai piccola si allarga lateralmente ai bordi di essa, ed infatti il reticolo costituito da un vetro trasparente su cui s'in-
(1) Vedi per questa teoria ed in generale per tutto l'argomento di quest'articolo l'ottimomanuale <Ii R Namia*. « I moderni processi fotomeccanici, > Milano, Hoepli.
crociano fittissime linee opache (nei reticoli più fini del Levy si hanno 59 linee per cm) può considerarsi come un sistema di fori ste-nopeici, per ognuno dei quali ha luogo una diffrazione maggiore o minore secondo il grado di intensità dei raggi luminosi che vi passano: certo concorre all'effetto anche il fenomeno di irradiazione per cui le particelle più illuminate della lastra sensibile agiscono sulle vicine; lo Scherer spiega la cosa in una forma assai popolare.!')
Su tre pezzi di carta sensibile comune per fotografia si stendano tre pezzi di uno stesso velo, e si espongano al sole uno per 5, uno per 10, ed uno per 30 minuti o più ; si otterranno sul primo dei piccoli punti o quadretti, sul secondo dei punti più grossi, epperò più ravvicinati fra loro, e sul terzo una massa oscura assai confusa, essendosi tutti i punti fusi insieme. Si potrà dire perciò che più lunga è stata l'azione della luce, più grossi e ravvicinati sono stati i punti ; se alla diversa quantità di tempo sostituiamo una diversa quantità di forza nella luce l'effetto resta il medesimo: ora, essendo il reticolo una rete perfettissima, potremo spiegarci la sua azione pensando che attraverso le sue maglie le diverse parti di un'imagine irradiano appunto una diversa quantità di luce sulla lastra sensibile.
Venendo alla pratica, dirò che per otte- „ nere dei buoni negativi reticolati è della massima importanza l'esatta posizione del reticolo rispetto alla lastra sensibile ; una frazione di millimetro di spostamento produce grandi variazioni nella finezza dei resultati : all'uopo si fa uso delle formole del Fery o del metodo pratico al microscopio del conte Turati; entrambi questi sistemi sono riportati nel manuale già citato del dott. Namias.
Kisolnto il problema di trasformare una fotografia o un disegno a tinte unite in un'imagine finamente punteggiata, si può applicare il processo di fototipografia a qualsiasi disegno; descrivo brevemente il metodo.
Il processo di fototipografia nella sua applicazione si può suddividere in due altri : quello su zinco a freddo, e quello su rame allo smalto.
a) Nel primo, che è più diffuso perchè più economico, si ricopre la lastra di zinco con una soluzione sensibile cosi composta:
Albumina di tre uovaAcqua distillata......cc. 600
Bicromato d'ammonio . gr. 4
Alcool a 95®........cc. 70
più qualche goccia di ammoniaca per render la soluzione più fluida e conservarla un certo tempo: si uguaglia bene lo strato semifluido in una macchina a rotazione e si fa seccare in una stufa a bas3a temperatura. Tutto deve esser fatto alla luce giaila ed in un ambiente senza polvere: quando la lastra preparata è ben secca si espone al sole o alla luce diffusa sotto un negativo reticolato in nn torchietto non molto diverso da quelli usati per
(1) Vedi, R. Scherer, «Die oeueiteu graphisrhen Verfahren, > Halle.
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Granowski Fery Colson Vedi Ii R Namia Milano Hoepli Levy Scherer Fery Turati Vedi Scherer Verfahren Halle
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