Almanacco Italiano 1904 (parte seconda) di
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v'esser fatto con l'essenza di trementina pel tempo strettamente necessario, perchè l'insolubilità del bitume non è mai assoluta: le ulteriori operazioni di corrosione in fototipografia e di preparazione speciale in litografia restano però le stesse.
ProcessiNonostante i progressi fatti dall'industria in tutti i processi accennati, ed 1 risultati splendidi cui si è pervenuto, l'illustrazione ideale resta pur sempre quella che riproduce la natura coi suoi colori: il giorno in cui le attuali riproduzioni monocrome potessero venir sostituite dalle stampe a colori, ricavate in modo fotomeccanico dal vero, l'industria delle arti grafiche avrebbe raggiunto i limiti della perfezione.
Se però la fotografia dei colori è un problema che per le sue grandi difficoltà non può dirsi ancora risoluto, invece l'applicazione della fotografia ai processi di stampa a colori già conosciuti o ad altri nuovi è arte modernissima, che in questi ultimi anni ha fatto progressi magnifici anche in-Italia.
Come pei processi monocromi, così anche per questi accennerò ai principali sistemi che si fondano sulla fotografia, non intrattenendomi degli altri.
I. - Fotocromolitografia.
Questo processo, che fu adoperato fra i primi per ottenere delle imagini policrome, si fonda come il suo nome lo indica, sui processi litografici ed è precisamente una cromolitografia a base di fotografia (1).
Coi processi già descritti in fotolitografia si ricavano dal negativo fotografico tante lastre litografiche quanti sono i colori da impiegarsi; sopra ognuna, coi soliti sistemi di cromolitografia, si spalmano di colore le parti dell'imagine che devono riprodursi, e quindi si fa la stampa delle diverse lastre sopra uno stesso foglio di carta.
Occorre sempre una lastra che contenga tutta l'imagine e si stampi all'ultimo in grigio o bruno chiaro per dare 1 dettagli del disegno : con due o tre impressioni di prova poi si decide se basti il numero dei colori fissati od occorrano altre lastre per ottenere un certo effetto, se bisogni cambiare qualche colore di stampa, se sia necessaria una lastra in nero, ec.
I risultati molto artistici compensano la lunghezza e la difficoltà dell'esecuzione: in questo ramo di riproduzione eccellono veramente le case Orell, Fùssli e C., e parecchie altre, specie in Svizzera ed in Germania.
II. - Fotocromotipia.
È un processo che si basa su quello di fototipografia e si presta bene per la riproduzione di imagini con poche tinte chiare e piene.
(!) Vedi l'eccellente pubblicazione di A. F. von nul.1, « Din photograpliisrhen Reproductionsver-fubren,> Halle.
Il processo al bitume, per norma generale, non è conveniente per riproduzioni di fotografie, ove occorre l'impiego del reticolo,mentre si può usare con vantaggio per le riproduzioni di disegni tratteggiati e per gli schizzi tipografici che ho già accennati.
policromi.
Ottenuta, coi procedimenti già descritti, un'impronta autotipica, occorrono tante prove e tante tirature quanti sono i colori da adoperare o almeno le tinte fondamentali, potendo esser le altre combinazioni di queste, come vedremo meglio nel seguente processo di tricromia: le operazioni sono assai delicate e per lavori complicati il processo diventa poco pratico; ad ogni modo esso rientra nell' arte tipografica per quanto risguarda l'applicazione ed il tiraggio dei colori con macchine speciali.
Sono conosciuti in questo genere i bellissimi lavori di Bousson e Valadon in Francia e del Danesi in Italia.
III. - Tricromia.
Questo processo assai importante trae la sua origine dalla teoria di D. Breweter che i colori fondamentali sono tre, cioè il giallo, il rosso e l'azzurro, che gli altri sono secondari e. composti da questi tre in varia proporzione, e si possono riprodurre tutti i colori di un soggetto qualunque, sovrapponendo ad un monocromo giallo un monocromo rosso ed a questi due un monocromo azzurro (1).
Già nel 1722 il Leblon ebbe l'idea di ottenere un'imagine colorata servendosi di tre sole incisioni in rame, di cui ciascuna rappresentasse le parti di essa per ciascuna dei tre colori suddetti, però solo nel 1869 Cros e-Ducos du Hauron trovarono contemporaneamente in Francia il modo di render pratico questo principio e fondarono il metodo di tricromia (2) che fu poi perfezionato specialmente per l'invenzione ed il perfezionamento delle lastre ortocromatiche, cioè sensibili ai diversi colori (3).
Occorrono per questo processo tre negativi fotografici speciali e differenti fra loro, cioè una per ogni colore primario.
Nel primo, che serve per la stampa in giallo, devono esser trasparenti le parti che corrispondono al giallo del soggetto, o ai colori di esso che contengono il giallo; a questo scopo nel prendere questo negativo si frappone fra la lastra sensibile e l'obbiettivo uno schermo o filtro di luce del colore complementare al giallo, (4) cioè violetto, formato
(1) Veili nonacini, « La fotografia deicoloii, » Milano, Hoepli.
(i) Vedi < Traiti inique de photopraphie de» coulenrs - Systènie d'heliocromie L. Duco» du Hauron » Pari», Gauthier Villars.
(3) Vedi per questo, Ronacini, * Fotografia orlo-cromatica», Milano, Hoepli.
(4) Si dicono complementari due colori che in-»i«me danno il bianco: siccome il piallo, il rosso e l'azzurro formano teoricamente il bianco, è complementare di uno di essi il colore ristante dalla somma degli altri due.
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