Almanacco Italiano 1904 (parte seconda) di
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da un vetro a superficie perfettamente piano e parallele, o da una pellicola di collodio. Meglio ancora sarebbe, secondo il dott. Na-mias, usare invece della lastra comune (che, insensibile al rosso, lascerebbe trasparenti anche le parti di questo colore falsando l'effetto) una lastra ortocromatizzata pel rosso, facendo la posa per un certo tempo con filtro rosso ed un Istante senza, onde far agire l'azzurro.
Il negativo per la stampa in rosso deve aver trasparenti le parti che corrispondono a questo colore ; si può quindi usare una lastra ordinaria frapponendo un filtro verde (complementare del rosso) o meglio, per una ragione analoga a quella precedente, una lastra ortocromatizzata pel giallo con un filtro g'allo-verde che lasci agire i raggi azzurri ed un poco i violetti.
Finalmente il negativo per la stampa ili azzurro deve aver trasparenti le parti che corrispondono a questo colore: si usa una lastra ordinaria con filtro aranciato (complementare dell'azzuro), o meglio una lastra ortocromatizzata pel rosso ed un filtro anche aranciato, ma di colore così intenso, da escludere l'azione dell'azzurro.
Ottenuti i tre negativi fotografici speciali, si può scegliere per la stampa dei positivi qualunque dei metodi fotomeccanici già descritti nella prima parte : il più usato di tutti è però quello di fototipografia, e sarà utile riassumerlo per maggior chiarezza.
Dai tre negativi speciali a tinta unita bisogna passare a tre negativi reticolati e di dimensione identica; a questo serve la macchina solita di riproduzione, però, onde evitare che nella imagine policroma reticolata la sovrapposizione dei punti di diverso colore diventi giustaposizione con evidente alterazione del chiaroscuro, nel tirare i negativi reticolati si varia la posizione del reticolo nel telaio, tenendolo una volta dritto, ed inclinandolo nelle altre due riproduzioni una volta a destra ed una volta a sinistra per 30»; così, variando l'inclinazione della rete, varia la disposizione dei punti e la sovrapposizione dei colori è migliore.(l) Da questo artificio deriva quella tipica configurazione poligonale dei punti che presentano le stampe tricrome e le fa distinguere a colpo d'occhio.
Col metodo già descritto dello smalto su rame si stampano su tre piastre di rame i negativi reticolati, e da queste si passa finalmente alla stampa tipografica con tre inchiostri grassi e trasparenti di color giallo-cromo, rosso- carminio «d oltremare. I colori si stampano appunto con quest'ordine, ponendo gran cura alla esatta sovrapposizione ; spesso si aggiunge in ultimo un' impressione in nero per le ombre intense che non possono risultare dai colori troppo trasparenti; qualche volta può ess-r necessaria una quarta impressione colorata per correggere qualche imperfezione nella resa di un colore importante del soggetto.
(1) Invece di spostare il reticolo spesso si fa variare con più facilità la posizione dell'originale da riprodurre, o si usano diaframmi a doppia apertura.
Invece del processo di fototipografia si può con ottimi risultati seguire quello di fo-tocollografia: in ogni modo i processi di tricromia formano uno dei rami più importanti dell'industria fotomeccanica, ed è un vero peccato che debbano per ora limitarsi alla riproduzione di quadri, fiori ed oggetti affatto immobili; la natura viva non permette di ottenere successivamente e con pose relativamente lunghe tre negativi atti alla sovrapposizione. Un progresso notevole e tale da generalizzar subito questi processi si potrebbe ottenere soltanto coli'invenzione di apparecchi e lastre sensibili, che permettessero di prendere contemporaneamente 1 tre negativi con una posa rapida ed eguale per tutti: gli studi che si fanno all'uopo da eminenti tecnici, ed i meravigliosi progressi già realizzati, ci permettono di sperare senza troppa audacia.
Oggi, nei principali stabilimenti che si occupano di stampa tricroma, specie in Austria ed in America, si usano macchine tipografiche speciali: in Italia, dove questo processo ha trovato egregi cultori, citerò fra le case più importanti quella Danesi di Roma e quella Alfieri e Lacroix di Milano.
IV. — Fotocollocromia.
Si prende dell' oggetto o della pittura da riprodurre un negativo fotografico, e da esso si ricavano per contatto delle lastre diapositive. Su queste si lavora di ritocco, ed è qui che sta tutto il difficile del processoci) in modo da rinforzare, indebolire o eliminare le diverse parti dell'imagine secondo il colore cui ognuna è destinata: da queste diapositive così modificate si ottengono per contatto dei nuovi negativi che sono diversi fra loro e speciali per ciascun colore, e da questi si preparano le lastre di stampa fotocollogra-fiche col metodo solito.
Si stampano prima le tinte chiare, poi le oscure, e da ultimo occorre una stampa generale in grigio, fatta con una lastra tirata dal negativo normale.
Questo processo modernissimo, che va sviluppandosi sempre più col perfezionarsi delle lastre ortocromatiche, e che oramai gareggia coi processi di tricromia, quando è trattato con gusto ed abilità, offre dei risultati veramente artistici : specialmente in Germania è arrivato ad una grandissima perfezione, e gran parte delle più belle illustrazioni che adornano giornali e cartoline è dovuta appunto a questo metodo.
Oltre i descritti, sono usati nell'industria vari altri metodi di riproduzione ad uno o più colori: essi però sono di importanza secondaria, ed lo son costretto a tralasciarli per finire. Giunto alla fine di questa rapida rassegna, parmi quasi inutile dichiarare che, malgrado il più grande studio di riassumere e condensare fino ai limiti permessi dalla chiarezza, pur molte cose ho dovuto trala-
(1) Per dettagli vedi E. Klimsch, «Die Pra*is der modei nen Reproductionsverfahren », Frankfurt a-M.
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