Almanacco Italiano 1904 (parte seconda) di
DONNE MODERNE E MEDICHESSELa donna del ventesimo secolo, non è più come un tempo la paziente lavoratrice, che passa le intere giornate curva sul suo telaio ad un ricamo che durerà forse tutta una vita; non è più la mite creatura che accetta il suo_ fato senza discutere, che si rassegna a iniqui pregiudizi che la condannano a rinunciare al diritto di vivere ed agire secondo l'anima sua, la sua intelligenza, la sua dignità, che le permettono di essere figlia e sposa e madre, ma solo e sempre come subalterna.
La stabilità, la grandezza morale della famiglia, le condizioni cambiate dei tempi, hanno reclamato imperiosamente il miglioramento della sorte della donna.
Ed ecco spalancarsi davanti a lei le porte della società, delle scuole, degl'istituti superiori : ecco la donna che procede nella vita accanto all'uomo u ecco la fusione vivente di due individualità — come diceva Ernesto Legouvc — che fraternamente unite accre-sceran la potenza comune, con tutta la forza dello sviluppo particolare di ciascuno „
Finalmente la donna ideale, forte e buona, laboriosa ed attiva, eppur cosciente di quanto può, di quanto vale non sarà più a lungo un mito.
Le nostre avole vivevano quasi sempre in casa; gli uomini, parte le tenevano in conto di creature inferiori, ma pur necessarie, e le guardavano dall'alto della loro superiorità; pochi le volevano cooperatrlci di pensiero o d'azione; i raffinati le posavano su un pie-Jistallo ideale e le tenevano come oggetto di lusso.
La donna d'oggi, senza preoccupazioni e rispetti umani, ha pensato a sè stessa, pensando all'uomo; ed ecco che nelle scuole, nelle biblioteche, nelle chiese, nella casa, sui monti e sulle acque, in ogni campo dello sport; per tutto ove l'uomo va, anche la donna è con lui.
Essa è divenuta la sua compagna: è la vera parola; compagna non solo materialmente, ma anche intellettualmente. E, se buona e pura, ella parteciperà ai suoi studi, ai suoi lavori; condividerà gioie ed affanni aiutandolo a sentire con maggior dolcezza, senza menomargli la forza, traendo dalla vita consolazioni, che l'uomo solitario non potrà mai apprezzare.
E se non si sposa, la fanciulla non rimane più accasciata, come un tempo, dal pregiu-
dizio che le vietava le professioni liberali solo concedendole di rimanere in casa occupata in lavori d'ago o di divenire damigella di compagnia, ossia la domestica dei saloni, compagna a donne frivole, annoiate, molte volte viziose.
Ora il lavoro benedetto e santo rianima anche i cuori tristi; purifica, riempie nobilita tutte le esistenze. " Dio ci ha sottomesso a rudi prove su questa terra — ancora dice Legouvé — ma, creando il lavoro, ci ha dato un consolatore impareggiabile: esso promette sempre meno di ciò che dona, le profonde compiacenze che procura, hanno tutte la vivacità dell'ebbrezza della passione con tutta la calma dei piaceri della coscienza. „
I propugnatori dell'ammissione delle donne al lavoro rimuneratore, si domandarono un giorno come mai non si potesse renderò loro accessibili certe special.tà dell'arte medica, riguardanti soprattutto le donne stesse e i bambini. Ma, malgrado qnalche solitario tentativo, la domanda rimaneva senza una risposta definitiva. Eppure si parla d'intuito speciale e di spirito d'abnegazione necessari a chi intraprende la carriera della medicina; perchè dunque continua la lotta così vivace per la donna medichessa?
Fatti antichi e recenti provano tuttavia come si debba accoglierla volenterosi al letto dei malati, chè dai primordi dell'umanità essa è nota come infermiera impareggiabile ed anche medichessa.
Già dai tempi dei patriarchi - 2000 anni avanti Cristo — si parla di dottoresse. In Atene molte son note di queste donne: interessantissima è la storia di Agnodice, la prima donna greca che cercò e volle ad ogni costo farsi medichessa. Rigettata dalla scuola, vi rientrò sotto spoglie virili, studiò e si fece specialista valentissima per malattie di donne e ginecologia, rivelando il suo sesso soltanto alle amate pazienti, che ne serbavano gelosamente il segreto. Quando Agnodice venne scoperta dai colleghi, e condannata a morte, le matrone di Atene sorsero in massa a difendere la loro benefattrice ed amica, e la salvarono.
Per poco più di una generazione, da quelfi
trt A ^ ^ T T T anmeu.ano e si conservano con la ^CAPELLI CHININA-MIGONE
(Vedi annunzio di fronte al frontespizio). M
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