Almanacco Italiano 1904 (parte seconda) di
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IL LABORATORIO CHIMICO-FARMACEUTICO della Ditta Panerai di Livorno ed i suol prodotti al Catrame.
Sono certamente pochi coloro che, avendo succhiato una Pastiglia Paneraj o avendo bevuto dell'Estratto Paneraj per curarsi da una tosse molesta o di un catarro insistente, si saranno reso esattamente conto ài tutta la quantità di lavoro, di tutta la pazienza spesa in prove e in ricerche, che sono state necessarie per arrivare a quei prodotti veramente perfetti.
È la vecchia storia del boccone di pane che per giungere a quest'ultimo stato ha richiesto il sudore e l'ingegno di tanti lavoratori e di tanti pensatori, senza che ciò appaia all'occhio o alla mente dell'affamato che vede nel boccone di pane solamente il mezzo di soddisfare il suo appetito.
Sarebbe certo interessante di ricostruire esattamente la storia di tutti i prodotti che entrano a far parte dei due medicinali di sopra nominati, dalla gomma che cola dai tronchi torturati delle acacie nell'Arabia infuocata, al Tridace che l'umile lactuca elabora negli esili vasi, al Catrame che le sonanti selve della Norvegia preparano, ma anche troppo lunga e sproporzionata al compito che ci siamo assunti di illustrare le nostre industrie.
Ci limiteremo quindi a narrare come fino dal 1860 circa, il Chimico Paneraj preparasse nella sua farmacia con mezzi limitati e in piccola quantità, per la vendita diretta, delle Pastiglie contro la tosse a base di Tridace che ben presto furono favorevolmente conosciute anche al di fuori dell'ambiente della sua clientela. Correva allora il mercato una specialità francese contro la tosse che godeva gran credito, e che le nostre nonne ricordano ancora e il Paneraj non pensava certo nel fabbricare le sue Pastiglie che queste si sarebbero in breve tempo sostituite al prodotto francese che andava per la maggiore.
Allora non si conosceva neppure la ridarne e una specialità qualsiasi doveva contare per farsi strada unicamente sulle sue qualità intrinseche e sul resultati effettivi. Ma quelle e questi non mancavano alle Pastiglie Paneraj, e la loro difiusione andò cosi rapidamente crescendo, che il prodotto francese cominciò a declinare e il Paneraj fu costretto a disfarsi della farmacia per dedicarsi esclusivamente alla fabbricazione delle Pastiglie.
E incoraggiato dal buon successo, dopo aver reso assolutamente perfetto il metodo di fabbricazione, con l'invenzione di speciali apparecchi e di macchine apposite, si dette a studiare un altro medicinale, adoperato da tempo antichissimo In medicina, e la cui efficacia non era mai stata smentita malgrado che le preparazioni che se ne usavano fossero tutt'altro che perfette.
Intendiamo parlare del Catrame.
Il Paneraj ebbe ad usarne per curarsi di una lieve indisposizione, e fu colpito dal fatto che l'uso anche breve dell'acqua di teda (o di Catrame che anche oggi disgraziatamente viene usata) produceva un disgusto fortissimo per il medicamento e se, vincendo il disgusto, si ostinava a proseguire l'ingestione, intervenivano dei fatti gravissimi di intolleranza da parte dello stomaco, che lo obbligavano ad interrompere la cura quando appunto se ne intravedevano i benefici resultati.
Fu così tentato di privare il Catrame di quelle parti che sono — diremo così — refrattarie all'organismo, e lasciargli invece quei principi medicamentosi veramente utili che — spogli di qualunque impurità — manifestano proprietà eminentemente curative contro le affezioni catarrali in genere.
Le ricerche e le prove furono lunghe e dispendiose tanto, che più di una volta credette 11 Paneraj di dovere rinunziare all'impresa; ma perseverando sempre, riuscì finalmente a trovare un metodo per ottenere dal Catrame di Norvegia un preparato di azione benefica, di composizione costante, di lunga conservazione e privo affatto di tutti gli inconvenienti che caratterizzavano quasi gli antichi preparati di Catrame, primo fra questi l'Acqua di teda.
11 favore con cui il nuovo preparato fu accolto dai medici e dal pubblico, compensò il Paneraj dalle fatiche della ricerca e lo costrinse ad ampliare il suo laboratorio e a trasportarlo in un nuovo e più ampio locale.
Desideroso di quiete e di riposarsi, cedè poi la sua azienda ad nna potente società in accomandita che rilevò poi anche la Ditta l'a-gliari di Firenze, e Intraprese la fabbricazione dei prodotti così favorevolmente noti sotto questo nome (Ferro-Sciroppo, ec.).
Ora il laboratorio dà lavoro a pareccht operaj, e il Paneraj stesso si compiace di aggirarsi negli ampi locali e ammirare gli apparecchi a vapore per la cottura della pasta, le numerose stufe allineate da cui escono le lastre delle pastiglie, le macchine lucenti che tagliano automaticamente gli ovali lucidi e profumati, che a milioni e milioni si spargono annualmente per il mondo a far benedetto il suo nome.
E accarezza con gli occhi quel complesso di lavoro e gode di poter dire a sè stesso che è tutto opera sua.
Degno coronamento a questa vita spesa tutta nel lavoro ò stata la deliberazione del Consiglio superiore di Sanità che ha ordinato l'inscrizione dei prodotti Paneraj nella Farmacopea Ufficiale, riconoscendone così la superiorità e l'importanza.
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