Almanacco Italiano 1904 (parte seconda) di
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rare il trionfo ottenuto dai veneziani sul friulani guidati da Ulrico, patriarca di Aquileja, all'assalto di Grado: non più la Festa delle Marie o ludi Mariani — feste che duravano otto giorni con grande susurro, con pompa e con una varietà straordinaria di giochi e di spettacoli — e tutto questo per solennizzare la vittoria riportata sui pirati istriani, ai quali vennero tolte le dodici spose veneziane da loro rapite, nel giorno degli sponsali, dal tempio di San Pietro di Castello: non più El svolo e La moresca — quello la discesa vertiginosa d'un uomo ardimentoso lungo una grossa fune che, dall'un capo, era assicurata al piano del campanile di San Marco, dall'altro ad una barca ancorata alla riva della Piazzetta; la seconda una specie di scherma eseguita da uomini armati di stocchi spuntati ed ottusi (Canti del popolo veneziano del Foscarini, con note di Giulio Pnllè, pag. 215;: non più, a Treviso, nella Marca
Piazza San Marco; processione magnifica per addobbi, per fiori, per ceri, per lo splendore delle vesti, dei drappi e dei damaschi e alla quale prendevano parte le autorità civili nei loro manti dorati: non più i carnevali bellissimi, il cui susurro giocondo e le cui risate sane e larghe risonano ancora nelle commedie del Goldoni : non più, infine, i Lunedì del Lido, quando il popolo si recava in barca in quel lembo di terra bagnato dal mare e dove cantava, poi, in mezzo al verde e sotto gli alberi, antiche vilote: ora il popolo ci va, ma in vaporetto ed è contegnoso e vestito, direi quasi, al par de'signori — e non ci va più di lunedì, ma di domenica 1
Di tutte queste feste, sopravvivono soltanto quella del Redentore alla Giudecca, con la relativa Veglia e Processione: quella di Sant'Antonio e della Salute, la Regata, la Serenata grande e le serenate minuscole : dei giochi, il gioco della gran tombola in Piazza San Marco
2. — Festa del Redentore - Negli obti della Giudecca.
Trevisana chiamata amorosa (Molmenti : Vita privata, pag. 114) * per l'amenità e là vita gaia che vi si menava tra le feste e le danze, , danze ricordate anche in un'autica ballata provenzale, non più la festa gentjle e magnifica del Castello d'amore, durante la quale varii giovani, snelli ed arditi, assalivano un castello di legno riccamente coperto e inghirlandato tutto di fiori, entro il quale alcune nobili giovinette trevisane si difendevano, dai cortesi si ma infiammati assalitori, lanciando su loro (proiettili non temuti ma desiderati!), misti ai più luminosi sorrisi, e rose e gigli e gelsomini e acque odorose e frutta: non più le feste sontuose date, un giorno, a Murano dai patrizi e dai letterati e dotti veneziani negli splendidi palazzi e negli orti famosi che essi avevano nell'isoletta vicina: non più la Processione del Corpus Domini tutt'attoruo allae quello tanto innocente quanto noioso delle tombole piccole nei campielli: vi si aggiungan le sagre di Sau Pietro di Castello, di San Giovanni in Bragora, di San Giacomo, ec., poco differenti da quelle di secoli fa: sagre, con illuminazione più o meno fantastica tra un chiasso di venditori d'acqua, di frutta, di trastulli: con un concorso straordinario di popolani argutamente frizzanti e che le tradizionali frittelleIfritole), fatte sparire rapidamente
nei loro stomachi capaci, inafBan di vino____non sempre spremuto dall'uva. Questo in Venezia: nè bisogna dimenticare la Processione del Cristo a Chioggia, festa che ha luogo ogni cent'anni e commemorante il ritrovamento del Cristo nel canale vicino al ponte di San Domenico: nè la Festa dei Santi Felice e Fortunato che si celebra, in Chioggia, ogni anno 1' 11 di giugno ed alla quale partecipano tutti
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