Almanacco Italiano 1904 (parte seconda) di
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dono Uìg. 14): dove esiste la gentile usanza tradizionale, che attira ancora la curiosità del forestieri e del veneziani stessi, ma più specialmente dei bambini, l'usanza, cioè, dei Ite Magi ; I quali, ogni ora del giorno e per otto giorni consecntivi a partire dal di dell'Ascen-
14. Venezia — Donne al pozzo.
sione, escono da una porticina dorata della Torre dell'Orologio di San Marco e, preceduti dall'angelo che imbocca la tromba, passano davanti alla Madonna inchinandosele e portando la mano alla corona, per entrare poi di nuovo, tornati rigidi, nella torre per un'altra porticina: dove i venditori di fólpi (polipi) glran le strade col loro verde e smisurato catino (fig. 15) che, talora, tengon sul capo, minaccia continua alle vesti chiare delle signore: dove le donne di Mestre, di Cam-palto, di Carpenedo, ec., ogni mattina, con le stelle d'inverno, con l'alba d'estate, affrontando pioggia, neve ed uragani, recano il latte (fig. 16) nei loro vasi di latta collocati entro due grossi cesti di vimini che esse portano sulle spalle per mezzo dell'arconcello, misurando il liquido con un piccolo vaso pure di latta e tornando ogni giorno, verso le dieci, ai loro paesi In grandi barche vogate dai Me-strinl — lattivendole, queste, che somigliano alquanto a quelle di Udine (fig. 17) — e dove incontriamo, sovente, le cassa sctigieri (venditrici di cucchiai, di spremilimoni, ec. di legno) che vengono da Udine (fig. 18) o dal Cadore nei loro originali costumi.
A Venezia, la vigilia dell'Epifania, i bambini hanno il costume di appendere una calzetta alla catena del focolare e credono che la Aredodese o la Befana o la Striga venga giù per il camino ad empirla di dolci e, qualche volta, se si tratta di bimbi cattivi, di cenere o carbone. A tale festa corrisponde, a Verona, la notte di Santa Lucia, in Murano quella di San Nicolò che è il protettore dell'arte vetraria.
Raro è il gondoliere che, oggi, canti il Tasso: tale usanza gentile, sulla quale si sofferma, con una bellissima pagina, il Goethe ne' suoi Italienische Beise, è quasi scaduta del tutto: le canzoni napoletane sostituiscono le ottave del cantore della Gerusalemme — ma viva ancora è l'usanza della vigilia di San Martino, un santo che cade in novembre. Mentre fuori è la nebbia o piove e le famiglie stanno tappate in casa a mangiar le castagne e abere il vino nuovo, a Castello, in Cnnnareglo, a Santa Marta, in Birri, a San Francesco della Vigna, in altre parti remote della città di Venezia e nella stessa Chioggia, certe vecchie popolane insieme con alcune giovani povere, munite quest'ultime di piccoli cembali stonati, si affacciano alle porte del negozi e si raggruppano sotto l balconi delle case, cantando canzoni mezzo improvvisate e le cui rime mutano a seconda del nome dell'inquilino; il quale, se è un benestante, sente, tra castagna e castagna, giungere al suo orecchio la strofa seguente:
In sta casa ghe xe de tuto, Del salame e del parsuto, Del formagio piasentin— Viva, viva San Martin!
Se il balcone si apre e qualche soldo vlen giù, battute animate di cembali e lodi sperticate al padrone di casa: ma se le imposte, punto commosse da quella musica, rimangono crudelmente chiuse, allora la turba si sfoga In istroie come questa:
Tanti ciodi ghe xe in sta porta, Tanti diavoli che ve portai Tanti busi ghe xe in sto muro, Tanti bruschi ve vegna in tel...!
Nella notte di San Giovanni, invece, a Venezia, nelle isole dell'estuario ed in alcune città del Veneto, usano le giovinette tirare le sorti per sapere il nome, la professione e i beni di fortuna del loro futuro sposo; a tale intento, gettano nell'acqua del piombo
15. - Fbuttivkndolo e venditobe di folpi.
fuso e, a seconda degli atteggiamenti da esso assunti raffreddandovisi, sposeranno un soldato o un marinaio, ec.; va da sè che i loro occhi veggono sempre quello.... che il loro cuore desidera.
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