Almanacco Italiano 1904 (parte seconda) di

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      A Castello le ragazze del popolo, che portano quelle loro pianelle civettuole (mule), dalie quali il piede scappa talora a mostrare tutta la sua adorabile picciolezza, nella notte di San Giovanni, stando sul pianerottolo della scala e con le spalle rivolte alla porta di casj, lanciano all'indietro la pianella e quanti gradini essa ha sorpassato tanti sono gli anni ch'esse dovranno attendere prima di diventar spose.
      £, a proposito di amori e di sposalizi, è da notarsi che, in molte parti del Veneto (in quel di Scomigo presso Conegliano, in quel di Preganziol, ec.) i giovani contadini, che vanno al filò nelle stalle, vi si ritirano nei cantucci e lì parlano a pissi pissi con le giovani contadine — che filano o fan la calzetta — come ne fossero, pur non essendolo, i veri fidanzati. Questo chiacchierare sommesso dura, talora, qualche settimana — dopo di che il contadino passa a parlar con un'altra, segno evidente che nella prima non ha scorto tutte quelle doti ch'egli credeva o sognava di trovarvi, e così via, finché s'imbatte in una che gli garba in tutto e per tutto. Selezione, questa, bella e buona sancita dall'uso e che ad altri paesi può parere stranissima ma che mostra, invece, il buon senso di quelle genti, le quali, in cosa di tanta importanza quale si è il matrimonio, vogliono agire con ponderazione, per non pentirsi di poi.
      Nelle parti periferiche della città di Venezia — nel centro di essa certe usanze caratteristiche sono affatto scadute — a Castello e a Cannaregio, ad esempio, in alcune isole dell'estuario e in Friuli, le nozze di vedovi e di vecchi — che, di solito, hanno luogo di sera — sono dileggiate con grida e con fischi inumanamente sposati alla musica di certi utensili metallici, come lamiere di ferro e di stagno, secchie di rame, catene da camino, treppiedi, vecchie padelle, graticole, ec., il che produce un baccano indiavolato che ac-
      nade, su cui il prof. Piero Bonini, poeta forte e denso di pensiero, vivente in Udine, ha un sonetto stupendo (Nuove Veglie Veneziane, anno I, n» li, 1895) dalle quartine seguenti:
      Spassizavi giangiand, us michelazz, Cussi tor sere. E sfntivi un pestà Di bàndis, di <;haldirs, di ?hadenazz E qnalchi ucade, e ridi e scivilà.
      21. — Giovane chioggiotto e popolana.
      Jere la sdrondenade. Ai pùarazz, Che vèdui frus^h si uèlin uadlà, No ur dà pàs e s'ingrlnte il popolazz: Cheli gust saròdin, cheli brusor no i va.
      (Passeggiavo a passo lento, ad uso michelaccio, così verso sera. E sentivo un battere di latte, di secchie, di catene e qualche grido e fischi e risate. Era il baccano per le nozze di due vecchi. Ai poveracci che, vedovi e logori, si vogliono maritare non si vuole dacrequie e il popolaccio s'irrita: né quel gusto in ritardo nè quel bruciore gli vanno).
      20. — Chioggia - La prima Comunione.
      compagna fino a casa gli sposi, facendoli schiattare di rabbia e amareggiando loro le prime ebrezze della luna di miele. Tale chiasso è chiamato, iu dialetto friulano, la sdronde-
      Genialmente caratteristico è 11 costume delle donne chioggiotte, le quali portano una specie di accappatoio che, dalla cinta, sale loro leggiadramente sul capo. D'inverno è di percallo doppio a fiorellini e chiamasi indiana: d'estate è semplice e dicesi tonda (fig. 19): di festa, quest'accappatoio viene sostituito dalla pietà, un rettangolo di tela finissima ornato di merletti (Canti del popolo di Chioggia


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Almanacco Italiano 1904 (parte seconda)
Piccola enciclopedia popolare della vita pratica
di
Bemporad Firenze
1904 pagine 672

   

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