Almanacco Italiano 1904 (parte seconda) di
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titnra dei grani, verso sera, quando il sole] sta por giungere al tramonto, sospendono il, lavoro, c tutt'insicmes'inginocchiano di fron te all'astro moribondo. Il capo intuona allorile specialmente in occasione di feste, grandi •fuochi Innanzi alle case: forse già tramandata dai Fenici, che nei misteri del fuoco che si usavano nelle consacrazioni a Moloc, usavano far saltare i loro figlioletti tra le flambine, perchè purificassero i propri corpi.
Gli scongiuri contro il cattivo tempo sono Sparecchi, e in diversi modi praticati. '•»!) Graziosissimo è il seguente uso, praticato dai contadini del tarentino: all'appressarsi i. delle nere nubi, pronube di grandine o di tempesta, le donne espongono in mezzo alia strada un bambino di non più di sette anni, e gli fanno gettare In alto, a destra, a manca e di fronte, tre piccoli pezzi di pane, ripetendo a voce alta e supplicante alcune parole a mo'di versi, che nel dialetto di Man-duria dicono cosi:
oziti, San Giuanni, e no durmiri,
ca sta vesciu tre nuuli viuiri,
una d'acqua, una di jentu, una di malitiempu.
Do'lu purtamu stu malitiempu?
sott'a na grotta scura,
do'no luci luna,
do* no canta jaddu,
cu no fazza mali a me'e a nudda criatura.
(Levati, San Giovanni, e non dormire — perchè sto vedendo venire tre nuvole — unaZollino. — Contadini al soie. (Fot. Lenti ni).
una preghiera, alla quale rispondono in coro tutti gli altri.
E il lavoro del giorno è finito.
Manduria. — Contadini sposi. (Fot. Lentini).
Un'altra antichissima usanza è quella doti! stessi contadini, di accendere nella sera,
Lecce. — Contadine al Sole. (Fot. Lentini).
d'acqua, una di vento, una di temporale. — Dove lo portiamo questo cattivo tempo? — In nna grotta scura — dove non entra la luna — dove non canta il gallo — perchè non faccia male nè a me ne ad alcuna persona).
Usanza senza dubbio pagana è quella che si pratica nei paeselli greci che si distendono fra Lecce e Maglie, e che consiste nella cerimonia delle prefiche sui morti. Sono donne che vivono di questo mestiere, dette volgarmente repìte, che, a somiglianza delle antiche ploratrici, piangono e cantano lungamente sui cadaveri.
Un egregio scrittore di quei paesi così descrive una di queste cerimonie : " Ed è non molto che testimone ne fui in morte d'una donna, che desolatissimo lasciava il marito: due di queste prefiche dolenti nel volto, e col capo chino, entravano nella stanza mor-
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