Almanacco Italiano 1904 (parte seconda) di
il teatro drammatico italianoPARTE PRIMA
(illustrata con i ritratti dei migliori artisti viventi)
La produzione.
Le origini. — La religione ha ereato il teatro drammatico presso quasi tutti i popoli.
I greci ebbero il loro teatro dalle feste dionisiache. Da feste religiose nacque il teatro dei latini. Il teatro indiano, il persiano, trassero origine dalla religione. Il teatro francese, lo spagnuolo, ebbero la loro culla nella Chiesa.
II tedesco pargoleggiò nella Chiesa, e nella Riforma crebbe e si fece forte. Ed anche il teatro drammatico italiano fece nella Chiesa i primi suoi passi. Il Cristianesimo — fonte di bene — volle redimere le immoralità del paganesimo, e, per far divertire i fedeli Questamente, cedette i suoi tempi alle rappresentazioni sacre. Naturalmente, quando queste furono travisate, ed il profano prese il sopravvento sul sacro, la Chiesa non permise la profanazione; l'ostacolò, la represse.
Fino al XIII secolo la lingua latina fu la lingua ufficiale delle sacre rappresentazioni; ma con l'accettazione dei soggetti profani si fece largo anche alla lingua volgare. Ed eccoci alla culla del nostro teatro drammatico.
Costosissimo era l'allestimento scenico di una sacra rappresentazione. L'Atto della Pinta a Palermo, costò circa 12,000 scudi. Avviso all'amico Cesare Dondini che spesso piagnucola su'giornali teatrali odierni, a proposito della preponderanza della messinscena!...
Le sacre rappresentazioni ebbero — direi quasi — il loro quartier generale in Toscana : di là si propagarono in altre parti d'Italia, cambiando qualche volta anche di nome.
Oltre alla guerra che ad essa fece la Chiesa, questa specie di rappresentazioni fu combattuta letterariamente da un nemico ehe crebbe in sè: la fusione delle forme liturgiche, comiche e tragiche. Era dunque condannata.
Il 500. — Pel bisogno di contrapporre a queste inconcludenti rappresentazioni quhl-che cosa di umano, viene su il dramma, imitazione dei latini. Le sacre rappresentazioni battono in ritirata, anche perchè agli anatemi dei Concilii e alla confusione della forma letteraria si aggiuugono le repressioni dei Principi, mal tolleranti le carezze della satira.
Questo secolo — il secolo d'oro, quello di Leone X — nella protezione accordata alie varie esplicazioni dell'arte, comprese anche il teatro. E gli autori di cose teatrali furono ben considerati. Ludovico Ariosto e il Bibbiena imitano Plauto con soggetti dell'epoca. La Calandra, del secondo, resta uno dei migliori componimenti del secolo. Machiavelli con la Mandragola rafforza la sua celebrità; e dà una graziosa satira del suo tempo. Giordano Bruno col Candelaio si mette in prima linea fra i comediograii del periodo. L'Aretino, precursore di Padre Zappata, mette in ridicolo i vizii della sua epoca. Nasce col Tasso la fiaba pastorale: L'Animiti. Egli e G. B. Guarini la rendono accetta, se non celebre del tntto.
Come la comedia, la tragedia di questo secolo calca le orme roinan \ Si rievoca Su-
Flavio Andò.
neca; ma il Trissino, il Rncellai, lo stosso Aretino 11011 mettono la tragedia alia pari della comedia, specie per originalità.
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