Almanacco Italiano 1904 (parte seconda) di

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      Infatti questo ] i-ofondo analizzatore degli Eroi, nella sua curiosa autobiografìa, dove cela la sua personalità sotto il titolo di S:irtus Re-sartus, ci dà una minuziosa descrizione delle sue pedestri perlustrazioni fatte con più elevati intendimenti, poiché, fra altro, egli percorse i più celebri campi di battaglia, prima di descriverli, come per esempio quello di Waterloo, che riesce una vera pittura. È perciò che le relazioni di quei scrittori riescono delle fedeli pitture d'ambiente, perchè per descrivere bene una località, non basta averla veduta cogli occhi, ma bisogna averla misurata co'piedi.
      In Francia, Jean Jacques Rousseau, Il filosofo naturalista, fu un fervente pedestriano, e nell'educazione del suo Emile, consiglia la marcia, come quella che mantiene en branle l'esprit, oltre che il corpo.
      Balzac scrisse una u Teoria sull'arte del camminare, „ nella quale, come Lavater per la fisiogonia, egli studiò 14 la fisionomia del corpo „ e ne trasse delle conclusioni molto ingegnose per l'identificazione delle persone, riconoscibili alla loro maniera di camminare. Egli osservò (come modernamente si studia alla scuola antropometrica di Bertlllon) che ogni individuo acquistava un modo esclusivamente individuale di camminare, tanto che, una volta noto, serviva a designare senza errore, il soggetto, anche se camuffato. Peccato che questa teoria antropometrica non fosse così precisa come quella dell'impronta del pollice della manolIn Italia, invece, 11 podismo è misconosciuto, tacciato di essere uno " sport Inutile „ o fatto segno al ludibrio di molti. Eccone una prova: u II podismo — scriveva il collega Baccio Cellini nel Travaso delle Idee, dell'll agosto 1902 — oltre essere una brutta parola, è anche un genere di sport reso poco simpatico da certi individui impolverati e scalmanati che avviene talora di veder passare nelle ore bruciate, sotto le finestre di qualche solitario villino ove il villeggiante tranquillo attende l'ora della rinfrescata, individui d'aspetto un po' sinistro, con un zaino sulle spalle e pochi soldi, evidentemente, in tasca, diretti a qualche ignorato traguardo. Ma quelli sono 1 Tar-tarins del podismo, bravi giovinottt che calcolano la loro felicità a minuti primi e secondi, che passano, Incuranti, dinanzi al più delizioso paesaggio, all'incanto d'una marina sfolgorante al solleone e soavemente violetta nella serenità del crepuscolo, dinanzi alla sorpresa inaspettata di un paesello bianco, giallo, bruno, sorgente d'Improvviso di fra un folto d'alberi oscuri od un frascheggiare argenteo d'olivi, che non si fermano presso un chiaro corso d'acqua spumeggiante fra I ciottoli candidi, se non per rifornirsi di una buona provvista di futuro sudore, avanti, avanti, col solo scopo di 14 coprire il percorso „ in tempo minimo. „
      Il guaio è che tutti i rotitiers recordmen s'assomigliano molto; anzi, per conto mio, pre-
      ferisco il pedestriano colla semplice maglia attillata, i calzoncini corti, le gambe nude ed 1 piedi leggermente calzati, agii aristocratici chauffeurs, che vestiti di pelliccia come I trogloditi spelei, anohe nel mese di agosto, guidano a rompicollo le loro poco estetiche automobili, lasciando dietro di loro un polverìo soffocante ed una puzza di benzina ammorbante. Anche costoro vanno avanti, sempre avanti, " fuggendo come ladri „ — così satireggia il Graf — col solo scopo di fare dei 80, dei 90, del 100 e più chilometri all'ora.
      Ma veniamo al podismo.
      Tutti ricordano, specialmente 1 milanesi, le belle vittorie riportate dai nostri corridori italiani all'epoca delle corse internazionali, ch'ebbero luogo nel 1894 a Milano, in occasione dell'Esposizione. Mi contenterò di citare le belle performances di Diego Conelli che iniziò il record italiano, mai più raggiunto, dei 100 m. in 9" e %, e vinse le due coppe d'argento assegnate ai campionati Internazionali, battendo nelle gare di velocità — anche quella con ostacoli, quantunque fosse cattivo saltatore e cadesse sovente, perdendo della distanza — i campioni francesi, svizzeri, ed altri convenuti alle gare.
      Ma il risveglio In favore del podismo, specialmente nelle corse di resistenza, s'ebbe qualche anno dopo.
      È appunto, alia data del 15 aprile 1896, che essendosi rinnovati i giuochi olimpici, nella ridente vallata d' Olimpia, — precisamente nell'antico stadio, donde si cominciò a numerare la vittoriosa successione di tante Olimpiadi — venne, dopo vari secoli, riprodotta quella famosa corsa,, detta di Maratona,! 1) del percorso di 40 km.; venendo assegnato al vincitore, a titolo di premio, la magnifica coppa d'argento regalata dal signor Michele Bréal dell'Istituto Scientifico di Parigi.
      La corsa fu vinta da un atleta greco, un certo Louis che coprì i 40 km. In 2 ore, 58' e 20"(2). Questo record veune battuto tre mesi dopo (20 luglio) dal corridore inglese Hnrst che coprì quella distanza (da Parigi a Cou-flans) in 3 ore 9 31'. Arrivò secondo, il francese Bagré d .co 14 l'uomo locomotiva. „
      (1) In Svizzera, a Friburgo, esiste ancora un vecchio tiglio a rui è annessa una leggenda che si direbbe la riproduzione di quella del soldato ateniese apportatore della vittoria di Maratona. Nel giugno 1 i7f>, il prode Adriano di Busberbenr avendo respinto dalle mura di Morat l'esercito di Carlo il Temerario e gli Svizzeri avendo gettate nel lago le truppe borgognone, un giovane soldato di Friburgo, con un ramoscello di tiglio in mano, corse da Morat sino alla sua città natia, per annunziarvi la vittoria. La lunga corsa lo aveva sfinito; egli ebbe appena il tempo di pronunciare flebilmente la parola vittoria 1 e cadde morto al suolo. Quel ramoscello di tiglio ch'egli aveva portato dal campo di battaglia, piantato sul sito dove cadde il soldato friburghese, divenne l'albero della libertà.
      (2) Veramente la distanza da Maratona ad Atene sarebbe di 48 km., ma venne ridotta. dall'Unione degli Sports, a soli 40, per regolarità, ed anche perchè troppo eccessiva la distanza.
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Almanacco Italiano 1904 (parte seconda)
Piccola enciclopedia popolare della vita pratica
di
Bemporad Firenze
1904 pagine 672

   

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