Almanacco Italiano 1904 (parte seconda) di

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      dra a Roma, con uno zaino sulle spalle del peso di 22 chilogrammi.
      Il greco Miliaylo Milovanovltsch compiè egli pure il giro d'Europa (35,000 km.) facendo un 60 km. per giorno.
      Il francese Grandin andò col suo fido cane da Parigi a Pietroburgo, percorrendo 6000 km. Poscia recatosi in Africa, veniva ucciso da alcuni predoni della tribù del Rajo-Galla. Venne sepolto a Gibuti.
      Ma uno dei più celebri globe-trotter a è stato il francese Vlardin, che veramente viaggiò attraverso le quattro parti del mondo, rimanendogli soltanto da percorrere ancora l'Oceania.
      Ultimamente giungeva a Parigi il conte Rosso Dianovltch, oriundo di un'isola dell'Adriatico, che da 36 anni gira il mondo a piedi, raccogliendo documenti sulle istituzioni pubbliche, gli usi ed i costumi di tutti i popoli, per un libro che intende pubblicare fra non molto a New York. In questa passeg-
      giata attraverso il mondo, il conte Rosso Dia-novitch spese tutta la sua fortuna, cioè un milione e mezzo di franchi.
      Finalmente, un certo Giuseppe Capelli di Broni, già residente a Bogota nella Colombia, ha percorso tutta l'America del Sud e si dispone a percorrere quella del Nord, per recarsi a Saint-Louis, per l'epoca dell'Esposizione Mondiale, onde concorrere al premio dei 50,000 dollari che verrebbe concesso a chi potrebbe provare di avere attraversato in minor tempo le due Americhe.
      Noi, augurando fortuna al forte corridore del paese del buon vino e degli eccellenti salumi, facciamo voti che il più utile ed 11 più semplice degli sports, possa trionfare ed imporsi a tutti i podofobi che, come il cane da pagliaio, non si arrischiano ad abbaiare che contro gli umili, mentre scodinzolano se passa per l'aia un ben vestito, tanto la civilizzazione del padrone ha stinto sul loro pelo arruffato. Dott. Albebto Cougnet.
      LA PESCAGli Inglesi maestri in tutti i generi di Sport non hanno dimenticato la pesca, portandola colla perfezione dei mezzi e del modo di esercitarla ad uno dei più attraenti, emozionanti, e sani passatempi.
      La pesca sportiva nel vero senso, sebbene il nostro paese sia ricco dì fiumi, torrenti, laghi, e possegga un' estesissima costa di mare, è da noi quasi sconosciuta. Grandissimo invece è il numero dei cacciatori, sebbene la caccia in Italia dia oramai scarse prese.
      Apparentemente la pesca offre meno attrattive della caccia, e si potrà dire, che anche anticamente la caccia era assai più apprezzata della pesca. Allora, però, la caccia poteva dare risultati ed emozioni assai più intense, ed 11 coraggio e la forza erano uno dei primi requisiti per poterla esercitare. Di più, anticamente era riservata ai ricchi, anzi ora un diritto fendale. Oggi tutti possono essere cacciatori, ma tolti i pochi che vanno in alta montagna, caccia che richiede buoni garetti, essa è da noi degenerata per la scarsità o mancanza di selvaggina in una mania di uccidere qualcosa, persino i più utili uccelletti.
      Non è a torto che ai cacciatori in Lombardia dal popolo si applica il nome di Drusa sci's.
      La pesca sportiva, invece, col mutar dei tempi ha acquistato ben altra importanza, e può offrire infatti emozioni assai diverse e più soddisfacenti della caccia.
      Pel cacciatore una volta sparato, tutto si riduce a constatare se ha colpito o no la preda, ciò che può subito sapere salvo in certi casi di qualche ricerca della selvaggina non morta instantaneamente.
      Ben diversa è la pesca all'amo colla canna, giacché quando il pescatore ha saputo con abilità ingannare il pesce da indurlo a mordere al suo amo, ha fatto generalmente il meno. L'arte vera del pescatore è di saperSPORTIVA
      portare con sicurezza a terra, od in barca, il pesce che è preso all'amo, ciò che richiede sangue freddo, agilità, forza, attenzione, ed astuzia. È un lavoro che può durare qualche volta anche un'ora, o più, di tempo.
      Chi non ha mai pescato non può giudicare l'intensità dell'emozione, e l'intensità della soddisfazione, che si prova quando alla fine dopo mille incertezze si riesce ad avere ai suoi piedi la preda, che può essere anche di più kili di peso, veramente guadagnata colla propria abilità.
      Il pescatore all'amo colla canna, che per brevità chiamerò colla lenza, è messo continuamente in ridicolo, ed è un soggetto prediletto pei giornali umoristici. Se non erro fu Dumas che definì la pesca colla lenza così: u La pèche à la ligne commence par un ame-^on, et finlt par un imbécile. „
      Tutti, infatti, conoscono il pescatore che passa ore ed ore immobile e silenzioso in riva al lago, o sulla sponda dei fiumi colla canna in mano, ohe si vede prendere qualche minuscolo pesciolino di nessun valore, e ben raramente un pesce di un certo peso! È certamente a questi pescatori, la cui abilità sta nel non avere nervi, che Dumas volle applicare la sua definizione.
      La pesca colla lenza, nel vero seuso sportivo, è da noi come già dissi, quasi sconosciuta. Essa è precisamente l'opposto della pesca immobile, più sopra menzionata.
      La pesca sportiva colla lenza viene fatta con canna forte, leggera, e flessibile, scomponibile in varii pezzi pel facile trasporto. Le lenza deve essere di seta intrecciata a cordoncino sottile e resistentissima; alla sua estremità sono aggiunti varii metri di bava di seta alla quale è fissata l'esca. Questa può essere artificiale, o naturale.
      La lenza non è fissata all'estremità della canna, come generalmente si crede, ma è avvolta su una piccola spola applicata al ma-3."»


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Almanacco Italiano 1904 (parte seconda)
Piccola enciclopedia popolare della vita pratica
di
Bemporad Firenze
1904 pagine 672

   

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