Almanacco Italiano 1904 (parte seconda) di
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fitto dal Turchi nel 1813, friggi In esilio, e fu Belgrado, da cui egli raccolse una corona Inassassinato nel 1817, a quanto si disse, per sanguinata. Pietro Karageorgevic, nipote del mandato di Milosc Obrenovic. Dopo l'insur- famoso Karagiorgio, è nato a Belgrado il 29 rezione del 1842, Alessandro figlio di Kara- giugno 1846: visse sempre all'estero e spe-glorgio, già alutante di campo del principe cialmente a Ginevra e a Parigi : fece da volontario la guerra franco-tedesca del 1870; sposò nel 1883 la principessa Zorka del Montenegro, sorella maggiore della nostra regina, nata nel 1864, e da cui rimase vedovo nel s M// 1890, con tre figli (Elena, u. 1884; Giorgio,
u. 1887; Alessandro, n. 1889). Il 15 giugno 1903
Kabagiobgio.
Michele, fu nominato principe regnante in luogo di lui, ma egli pure abdicò nel 1858, lasciando nuovamente il campo^alla dinastia degli Obrenovic, contro la quale i Karageorgevic non cessarono di muovere ostilità. An- Pietbo i. che l'assassinio del principe Michele, compiuto, come si è detto, nel 1S68 a Topciderè, fu eletto dalla Scupcina ad unanimità re di sarebbe stato fatto a istigazione di Alessan- Serbia, sotto il nome di Pietro I; fece so-dro Karageorgevic; e il figlio di lui, Pietro lenne ingresso in Belgrado il 24 giugno, e Karageorgevic, oggi re di Serbia, deve ancora l'indomani prestò giuramento alla costitu-dimostrare la sua innocenza nel delitto di zione.
da leone :
Dopo una lotta gigantesca impegnata tra un vegliardo di 93 anni e la morte, — lotta cui assistette trepidando il mondo civile, — infine nel pomeriggio del 20 luglio verso le ore 16, Leone XIII dovette pagare il suo tributo alia natura. Spirò dopo aver raccomandato al Sacro Collegio al CardiDale Camerlengo e all'È.®» Satolli la Commissione per gli studi biblici, cui annetteva importanza somma. La sua mente fu lucida fino all'ultimo. Il suo segretario intimo monsignor Angelo, che gli fu compagno fedele durante tutti i venticinque anni di Pontificato, mi assicurava che anche quando l'Augusto infermo aveva perduta la vista, aveva una serena visione intellettuale delle cose al punto da far strabiliare i medici che lo curavano; qualche ora prima della sua morte il dottor Mazzoni, estatico davanti l'Augusto morente, esclamò : Questo uomo perde prima la vita e poi V intelligenza.
La vita non tardò a spegnersi mentre le smunte labbra di Leone XIII mormoravano: Ora prò me, in risposta alle litanie che il Cardinal e Vannutelli recitava al suo letto di morte. Da quel momento Leone apparteneva alla storia. Egli ebbe un rispettoso saluto da parte
;iii a pio xdi tutta la stampa internazionale che non obbedisce a preconcetti politici, religiosi e sociali. A qualunque partito noi apparteniamo, non possiamo negare il fatto di un plebiscito mondiale allo scomparire della diafana figura del Vaticano; parve che amici ed avversari, nel moudo anglo-sassone, come nel mondo latino, andassero a gara per gettare fiori sulla bara del Pontefice estinto. Quale la ragione?
Leone XIII, nel tramonto della sua esistenza, aveva veduto crollare in grande parte il plano della sua politica mondiale. All'indomani della sua assunzione al Trono Pontificio fece concepire delle speranze non dico di una conciliazione, ma di un riavvicinamento col giovane regno italico. La conciliazione, quale sorrideva a qualche abbate e prelato italiano, non parve mai attuabile all'intelligenza chiara di Leone. Egli comprendeva troppo bene che il problema non era di facile soluzione, vale a dire la conciliazione de\V indipendenza ed unità italiana col-l'indipendenza effettiva e normale della Santa Sede. Le guarentigie che possono cadere al cenno di una maggioranza delia Camera non gli apparvero come una garanzia sicura, e comprendeva che in faccia ai cattolici di altriGli olii d'oliva della Casa P. Sasso < ! F.< di Oneglia sono gli unici perfetti.
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