Almanacco Italiano 1911 di

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      ma era bagnato; resistett al terremoto del 1693; servì lungo tempo come abitazione al re Aragonesi; ivi si riunirono molti Parlamenti: in seguito venne adibito a quartiere militare, ed ora con recentissima deliberazione è stato dichiarato monumento nazionale.
      Il Natale. — Ciaramiddaru.
      (Fot. X. Scalia).
      11 teatro Massimo Bellini è fra i pi-imi d'Italia. Nel 1838 era intitolato a Maria Teresa che si era trattenuta tre giorni a Catania; nel 1868 prese il nome di arena Paoinl mantenuto fino al 1873 nel quale anno fu stabilito di edificare un teatro corrispondente ai cresciuti bisogni della città.
      Il Natale. — Venditore di nocciole. (Fot. N. Scalia).
      Venne su splendido e grande nel suo solenne prospetto cou portici. La platea è lunga metri 28, larga 19,60, il palcoscenico metri 35 per 29. I palchi sono 136 in sei ordini. Il teatro contiene circa 3200 spettatori.
      Se non totalmente, almeno in parte, ecco adempiuto il nostro proposito eh'e stato quello di dare, dopo un brevissimo sunto storico, una scorsa rapida alle cose più notevoli delle città; ma ci son delle cose che, benché non rientrino nell'arido àmbito d'una guida, ne fanno parte Integrale costituendo, insieme agM elementi statistici, l'essenza di un popolo.
      Per descriver compitamente una città come Catania, non basta contare gli abitanti, misurare le vie, enumerare gii edifici, ma bisogna,- sopratutto, dire perchè e come essa si distingua, pjer esempio, da Torino e per quale ragione si baderebbe bene di confondere l'una con l'altra.
      Festa di Sant'Agata. — La bara tirata dai nudi.
      (Fot. G. Fapale).
      Catania è, si può dire, la più siciliana fra le città dell'Isola. Palermo, ed altre, hanno subito per le loro diverse condizioni etnografiche e per tradizioni diverse, 1* azione più o meno civilizzatrice dell'Italia del settentrione ; invece Catania è rimasta fino a pochi decennli a dietro affatto, estranea alle cose non sue ond'è che conserva ancora quasi intatte le costumanze come dagli antichi vennero tramandate.
      Ma se auguriamo che possa presto abbandonare il vieto patrimonio di superstizioni e falsi pensamenti che, elaborati durante il servilismo medievale, divennero in seguito idee comuni per il troppo uso, non facciamo però altrettanto per quelle gentilissime costumanze siciliane che, vorrei anzi; si ripetessero sempre con ogni volta più entusiasmo.


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Almanacco Italiano 1911
Piccola enciclopedia popolare della vita pratica
di
Bemporad Firenze
1904 pagine 710

   

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