Almanacco Italiano 1911 di
Panorama di Nardò.
Nardò.
Fra le città della Terra d'Otranto clie nei passati secoli ebbero importanza e potenza, è da annoverarsi Nardò, che ora, come tante sue tristi consorelle, vive d'una vita assai raccolta e grama. Oscura la sua origine, come oscura l'etimologia del suo nome, gli storici locali fantasticarono non poco su'suoi natali; e chi li derivarono da Nerito, o Seritos, o Xe-ritono, chi asserì di aver letto in una lapide di marmo antico scoperta in Lecce le paiole l.upienses, Hydruntinos et Neri inos. Di sicuro c'è questo: che la toponomastica salentina è ancora avvolta in un gran buio, malgrado i notevoli saggi pubblicati da qualche scrittore di questa regione, e che certo opera interessante e proficua farebbe chi si accingesse con serietà a darcene una compiuta compilazione.
Nardò STba le tracce della sua passata grandezza. Il visitatore resta colpito dal contrasto che offrono alla sua osservazione alcuni solenni edifici de'secoli scorsi, e l'ammasso di basse case borghesi e di catapecchie popolari che formano il nucleo dell'abitato: visione di grandezza e visione di decadenza e di povertà che tutt'insieme rattrista lo sguardo.
Ma prima di entrare in città e di vederne le cose più notevoli, fermiamoci un momento nelle sue campagne solatìe. Un tempo questo fertilissimo territorio e i a appellato il magazzino della provincia di Lecce, e vi si coltivavano, come tuttora si prativa, i cereali e le leguminose. Ampi uliveti ne occnpano buona parte, al N. O. dell'abitato,, e propriamente verso la marina jonica, e i begli alberi sacri a Minerva crescono rigogliosi e raggiungono una grande a!tezza. Non meno abbondanti sono i terreni coltivati a vigna, che prodncouo un vino assai pregiato e noto. Ricordo di aver bevuto alla mensa ospitale d'una cospicua famiglia neretina del vino che contava 30 anni di età, e mi si assicurava ¦•he presso altre famiglie se ne conserva di assai più vecchio ancora.
In altra parte dell'esteso territorio si coltiva su vasta scala 11 tabacco, di cui una importante varietà è quella chiamata brasile, torse dal luogo d'origine, e che un tempoera quasi l'unica produzione che si facesse della specie. Il brasile cresce in grandi piante dell'altezza di un metro a un metro e mezzo; ognuna di queste produce 20 o 25 foglie, assai belle e larghe, e 200 di esse, corrispondenti ad un fascio, secondo le vecchie usanze, pesan > fino a 7 chilogrammi.
Il brasile di Na.dò si adoperava per dar forza alla polvere della nicoziana.
Nei giorni in cui chi scrive queste linee visitò o meglio tornò a visitare le campagne e le città della estrema parte del tallone • ^'Italia, correva il luglio inoltrato e il caldo v'era dàvvero soffocante. C'era nell'aria nn odoro che si poteva definire di cose cho bruciassero, eppure nessun incendio era in vista. Ricorsero allora spontaneamente al pensiero e alle labbra i versi che il trecentista Fazio degli Uberti scriveva nel suo Dittamondo:
È detta Apulia, chè '1 caldo v' è tale, che la terra ne perde alcuna volta in sua vii-tute, e fruttifica male.
La terra però in quell'anno, come quasi sempre, fruttificava bene. Le campagne erano piene di gente che accudiva a' lavori campestri.
I contadini di Terra d'Otranto sono frugali e amanti del lavoro. Uno scrittore di questa provincia, Girolamo Marciano, nato nel piccolo villaggio di Leverano e vissuto nel secolo XVII, in una sua opera intitolata Descrizioni, origini e successi della Provincia d' Otranto, rimasta inedita fino al 1855 e solamente in quell'anno stampata in un grosso volume dalla Stamperia dell' Iride in Napoli, in un capitolo dedicato alla natura a a' costumi dei popoli del paese, così scrisse, in generale, degli abitanti di questa regione, la cui maggioranza è composta di contadini: u.... Parlando universalmente, produce e ge-uera questo paese uomini di natura piacevoli, di costumi mansueti, e di senso buono e non fallace, di volto allegro, e di color Vi-
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Almanacco Italiano 1911
Piccola enciclopedia popolare della vita pratica
di
Bemporad Firenze 1904
pagine 710 |
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Pagina (410/461)
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