PRIMI PRINCIPI DI ECONOMIA SOCIALE
27
giusto neppur esso, ma meno utopistico. Egli disse che la vera ricchezza non è 1' oro ma la terra, fonte unica di benessere, perchè essa sola dà un reddito netto, un di più del costo (come vedremo tutte Te industrie possono dare un super-reddito). Ma il Quesnay, poi il Turgot ed altri concludevano che lo Stato dovesse proteggere, non le industrie manifattrici, ma soltanto 1' agricoltura, togliendo gT intralci doganali ed attuando così il libero scambio (scuola fisiocratica).
Viene poi la scuola dello Smith, il vero padre dell' economia politica. Egli studiò le scuole precedenti e venne alla conclusione che fonti di ricchezza per le Nazioni non sono l'oro nè la terra, ma soltanto il lavoro, ossia l'uomo. L'uomo, egli diceva, è dotato di simpatia e di egoismo: da quella derivano i fenomeni morali, da questo i fenomeni economici. Anche lo Smith non seppe sottrarsi alla influenza delle precedenti scuole e considerò anch' egli la scienza economica sotto il punto di vista della ricchezza materiale. Egli affermò inoltre che tutte le forme di lavoro che si rivolgono all' uomo, invece che alla materia, costituiscono un lavoro improduttivo e però la chirurgia, la medicina, le arti liberali non dando valore ad oggetti materiali sono improduttive.
Risulta subito evidente l'inesattezza di questo concetto che fu pure seguito dalla scuola neo-classica, la quale però ammise che quello che per lo Smith è lavoro improduttivo, può creare invece delle utilità ed essere quindi produttivo, ma non entra nell' economia sociale se si tratta di un lavoro individuale di carattere privato, mentre 1' economia si occupa soltanto del lavoro che crea utilità collettive. In altri termini la scuola neoclassica non chiama improduttive le industrie immateriali, esse pure sono utili, ma non economiche, ossia non sociali e quindi entrano nella economia privata. Questo è, secondo noi, un grave errore, che si può dimostrare tale con qualche esempio pratico. Io metto da parte del grano che potrà servire per i bisogni degli altri, ossia della società. Io accumulo cognizioni e metto a disposizione degli altri i miei servizi. Quest'atto non ha forse carattere sociale come 1' altro ? In altri termini, e ripetendo quanto sopra si è detto, da un campo coltivato, che dandomi del grano m'impedisce di morir di fame, o da un cervello colti-