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poi a male per le vicissitudini dei tempi e per la sua prodigalità, si vide costretto nel 1852 a cercare un rifugio nel Belgio contro i suoi creditori. Ne ritorṇ l'anno di poi per gettarsi in nuove imprese editoriali, che ebbero anche esse vita breve. Nel '60 fu con la spedizione garibaldina e per alcuni mesi tenne a Napoli la direzione dei Musei, abi tando a lungo in un palazzo dello Stato e attirandosi non poche brighe per la singolarità della sua vita pubblica e privata.
Fu in seguito all'estero per dar letture pubbliche, speculando sulla clamorosa notorietà del suo nome; e non cesṣ mai di scrivere, e sopra tutto di pubblicare libri su libri, valendosi della collaborazione anonima di amici, alcuni dei quali ebbero anche a intentargli processi quando si videro misconosciuti.
Quel che è davvero di Dumas porta l'impronta del suo genio o almeno della sua ricca fantasia; al resto egli non diede che il nome o poco più.
Ottimo cuore, generoso, eloquente, faceto, argutissimo, lavoratore titanico, egli rimaneva al tavolo fino a sedici ore di continuo, annodando, pagina su pagina, con la sua bella grafia di antico scrivano, senza un pentimento e una cancellatura, le inesauribili trame de' suoi romanzi, che ancora si leggono con estremo interesse da innumerevoli lettori in tutte le lingue.
Cesṣ di vivere a Puvs nel 1870.
E. F.